Ripartire con la cultura

Viaggio nei luoghi della memoria e dell’arte di Terra di Lavoro

Nona tappa

Salviamo la Lanciolla, un gioiello di epoca borbonica.

Durante questo viaggio nei beni culturali abbandonati ho avuto modo di conoscere la storia di un monumento borbonico di cui ignoravo l’importanza (pari a quello di Carditello ed altri siti reali): il Real Sito della Lanciolla.

Si tratta di  è un complesso settecentesco che si colloca in quella rete di edifici reali e al contempo rurali disseminati nella piana casertana lungo i Regi Lagni. Si trova in territorio acerrano ma a pochi metri, in linea d’aria, dal Centro Commerciale Campania di Marcianise, a poca distanza da Maddaloni.. Ferdinando IV di Borbone lo utilizzava come casino per le sue battute di caccia. Il sito è in stato di completo abbandono, per cui viene depredato ed ha subito diversi crolli, specie negli ultimi anni.

Inserito in ciò che doveva essere il Fusaro di Maddaloni, è visibile dal parcheggio del centro commerciale Campania (lato Cinepolis), e versa attualmente nel degrado più totale alla mercé del tempo e delle erbacce. Il Casino del Real Sito di Lanciolla era circondato dall’acqua e ricorda, sotto certi aspetti, la Casina Vanvitelliana sul lago Fusaro nella località di Bacoli. Come quest’ultima il Reale Sito di Lanciolla veniva raggiunto attraverso imbarcazioni come quelle utilizzate negli acquitrini, la lanciole (da cui prende il nome). Questo edificio è uno dei tanti che Ferdinando molto probabilmente usava come punto di ristoro durante la sua attività preferita, la caccia. Il fatto che fosse circondato dall’acqua è possibile dedurlo dai mattoni che ne compongono la struttura basale: di certo rappresentava un paesaggio suggestivo. Il viale, inoltre, sorge ad una quota più alta rispetto al piano di campagna, per raggiungere l’ingresso delle tre abitazioni, a livello dei rispettivi basamenti. La palazzina centrale era usata dal re come camera da letto: ancora oggi sono visibili gli anelli che reggevano la struttura del letto borbonico; le due laterali, invece, erano utilizzate dalla servitù che accompagnava sua maestà durante le battute di caccia. 40-50 anni fa il sito veniva utilizzato dai giovani locali, per fare tuffi e nuotate tanto era bella e trasparente l’acqua del posto.

Il complesso necessita di un recupero immediato ed abbisogna di essere tutelato dallo Stato. Lo stesso sforzo fatto in occasione dell’acquisizione del Real Sito di Carditello ai Beni Culturali dovrebbe essere fatto anche in questa occasione per salvare un luogo storico del territorio campano.

Il monumento è in completo abbandono ed  ignorato da tutti, con i manufatti, situati ai lati di quello principale sventrati, invasi dall’erbaccia e dai rovi che presto ne accelereranno la caduta.. Nessuno si prende cura di questo bene culturale che ha tanto da raccontare: parliamo di una delle masserie settecentesche collegate agli acquedotti Carolino e Carmignano, nell’odierno territorio di Acerra, al confine con Maddaloni.

Il Real sito si compone di tre strutture e solo quella centrale appare in una condizione migliore. Gli altri due

Il passato della Lanciolla, invece, è meraviglioso. Fu Ferdinando IV di Borbone a volere questa masseria che, assieme alle altre che si trovano tra le province di Caserta e Napoli, compongono la rete delle casine rurali costruite lungo i Regi Lagni che permettevano di convogliare le acque in eccesso provenienti dai due acquedotti principali. Questo casino è uno dei tanti che Ferdinando molto probabilmente usava come punto di ristoro durante le sue battute di caccia. La Lanciolla era circondata dall’acqua, così come è possibile vedere dai mattoni che ne compongono la struttura basale: di certo rappresentava un paesaggio suggestivo simile alla Casina vanvitelliana sul lago Fusaro a Bacoli. Circondata dall’acqua all’epoca settecentesca si raggiungeva con le “lanciole”, piccole imbarcazioni usate negli acquitrini.

Purtroppo le istituzioni non fanno niente per salvare il nostro patrimonio culturale, anzi, stanno favorendo la caduta in rovina di parti significative del nostro territorio. Invece queste masserie  potrebbero favorire lo sviluppo delle campagne circostanti riconvertendole in strutture ricettive o meglio ancora, ristrutturandole ed aprendole al pubblico per raccontare la storia che la nostra regione ha alle spalle.

Il bene non risulta nemmeno tutelato dalla soprintendenza BAPSAE di Napoli a cui gli architetti Ettore e Roberta Ventrella, autori dell’appassionato volume “Reali delizie”, hanno chiesto di apporre il vincolo per salvarla.

Non si può più tollerare questo scempio!

Pasquale Iorio

www.lepiazzedelsapere.it                                                    Caserta, 4 gennaio 2019

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