Ripartire con la cultura – CANCELLO ED ARNONE: LA PARROCCHIA MARIA REGINA DI TUTTI I SANTI

In questa tappa ci fermiamo a visitare una chiesa simbolo del Basso Volturno.

 Nel libro: Cancello ed Arnone (ossia della terra di Cancia e della terra di Lanio) scritto dalla prof.ssa Mariateresa Laudando, per volontà del Comune di Cancello ed Arnone, leggiamo quanto segue: “La principessa Aloara, vedova del principe Pandolfo, soprannominato “Capa di ferro” reggeva il principato di Capua con suo figlio Landolfo circa gli anni del Signore 993 e fece privilegio di esenzione all’Arcivescovo Atenolfo facendogli successivamente costruire un Monastero il cui Abate fu S. Ademario, cittadino capuano. Di questo documento scrisse Pietro Diacono Cassinese e attualmente si trova nell’Archivio del Monastero di Aversa. In quel tempo, il suddetto Monastero risultava essere unito a quello di Capua e per circa tre secoli quest’ultimo, fu un piccolo Ospizio con un Priore e due  monaci per l’amministrazione forse dei beni esistenti nel territorio capuano”.

Successivamente, l’Abate di S. Lorenzo, avendo abbandonato il Monastero di Capua assegnò al Capitolo e Mensa Arcivescovile di quella città, invece dell’annuario tributo, ossia canone, che consisteva in “Singulos annos frumenti medamnos 24 et fabarum corbem”, 100 moggia di territorio “In terra Cantiae” e da allora la chiesa che si costruì in questa terra fu visitata sistematicamente dall’Arcivescovo di S. Lorenzo. Quasi certamente si tratta della chiesa di Cancello, quella che oggi va sotto il titolo di Maria Regina di tutti i Santi. Le visitazioni venivano scrupolosamente annotate e grazie a queste relazioni che oggi si conservano nell’Archivio Arcivescovile di Capua, molti fatti non chiari, vengono finalmente alla luce.

Si riporta che quando iniziarono le visitazioni in detta chiesa, c’era l’usanza di entrarvi in processione, come si trova scritto nel Capitolo Metropolitano nella IV Feria delle rogazioni, e si aggiunge, “essendo tenuto detto Monastero di dare per ogni Canonico un picciol pane ed una picciola provatura, o sia mozza, in ricognizione del dominio del suolo di detto Monastero, le cui celle in case, cangiate al presente si veggono”. Questi documenti risultano essere importantissimi perché da essi si evince che la mozzarella sia nata in terra Cancia, cioè a Cancello per opera di questi monaci, proprio come avvenne in Francia con il famoso Dom Perignon.

La scoperta di questo importantissimo dettaglio è venuta alla luce per un caso fortuito, in quanto si cercavano notizie della Chiesa di Cancello. Purtroppo le frequentissime distruzioni, prima per le inondazioni del Volturno, che attraversa il paese, poi a causa delle due guerre mondiali, hanno fatto si che le testimonianze della originaria struttura e delle opere che si conservano in ogni luogo di culto venissero a mancare del tutto. Da un documento Omnium sanctorum in Cancello, datato 1766, si ricavano le seguenti notizie: “Della Chiesa Parrocchiale di Cancello si leggono presso Michele Monaco le seguenti parole: Sub invocatione omnium sanctorum est Parochialis in Civitate, et in Villa Cancelli; e nella tassa Antica delle Decime: R.E. Omnium Sanctorum de Villa Cancelli in tarenis tribus. In questa Parrocchiale sotto il titolo di Tutti i Santi vi sono quattro Cappelle: una del Corpo di Cristo, l’altra della Vergine del Rosario, la terza delle Anime del Purgatorio , e la quarta, ch’è di juspadronato di Alfonso di Petrillo. Oltre all’enunciate Cappelle ve n’è anche una rurale nel medesimo distretto sotto il titolo di S. Maria delle Grazie. Nel distretto di questa Parrocchia vi sono altresì due semplici benefici: uno di S. Angelo, e l’altro sotto il titolo di S. Carlo. Il Parroco porta la cura di duecentonovantaquattro anime”.

Oggi è vivissimo in questa chiesa il culto  della Madonna delle Grazie la cui festività ricorre il 2 luglio. In quel giorno nei tempi antichi, era d’usanza, sospendere tutti i lavori legati all’agricoltura e nello specifico la trebbiatura del grano. Successivamente per questioni economiche, il popolo preferì festeggiare la Madonna la seconda domenica di settembre, quando cioè in genere si riscuotono i proventi dei raccolti. In questa occasione è d’uso percorrere in processione “il miglio” portandosi fino ad una edicola votiva fuori l’abitato su una strada che porta verso la campagna.

Nei giorni nostri in onore di Maria SS. delle Grazie, Regina di tutti i Santi si organizzano due feste: la prima il 2 luglio solo a carattere religioso, con messe solenni e processione dei fedeli che fanno girare la Madonna per le principali strade cittadine, portandone l’immagine sulle spalle; la seconda intorno all’11 – 12 – 13 e 14 Settembre, in questa occasione si tratta di solenni festeggiamenti in onore della Madonna che unendo il sacro al profano danno vita ad una festa attesa dai cittadini come “LA FESTA DELLE FESTE”.

UNA TIPICITA’ DI QUESTE DUE RICORRENZE SONO “I BATTENTI”

La sfilata dei “battenti”, che iniziano il loro percorso alle 4,30, percorrendo vari chilometri, raggiungono le strade del paese intorno alle 10,00, mentre nel pomeriggio, durante la solenne processione, portano la Madonna sulle spalle. I “Battenti” sono pellegrini, vestiti di bianco con fasce e sciarpe colorate, che avanzano a passo di corsa e che partecipano generalmente per un voto o per tradizione di famiglia.

“I battenti” che in dialetto sono “’i vattiente”, detti anche “fujente” (proprio per il voto che fanno di correre sempre), oggi appartengono a due tendenze: l’una a carattere più semplice per compiere a piedi scalzi il pellegrinaggio all’immagine sacra; mentre all’altra tendenza appartengono quei gruppi che portano in processione l’immagine della Madonna  su baldacchini di varie forme e dimensioni chiamati “toselli”. Nel pellegrinaggio dei “battenti” è facile individuare episodi di una cultura contadina arcaica, vecchie tradizioni miste a riti religiosi.

Tilde Maisto

 

 

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