Ripartire con la cultura: Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere

Diciottesima tappa

L’Anfiteatro e la Porta di Adriano testimoniano l’importanza di quella che in epoca romana veniva definita l’Altera Roma, l’antica Capua. Sono solo alcuni dei monumenti visibili nel territorio comunale della attuale S. Maria CV, sede di un importante sito museale, che insieme al Museo campano fanno di quest’area uno  dei più notevoli poli di archeologia. Ma la vera sorpresa sta nel fatto che il sottosuolo nasconde un tesoro altrettanto prestigioso di storia e di arte, con tanti monumenti che sono stati coperti o devastati dall’espansione urbanistica selvatica. Alcuni dei quali sono accessibili, molti altri vengono tenuti nascosti, come il CriptoPortico o Il Mitreo, ritenuto uno dei più importanti al mondo. Esso si trova nei pressi dell’Anfiteatro campano e del Museo archeologico dell’antica Capua. Dal dicembre del 2014 il museo, l’anfiteatro e il mitreo sono passati in gestione al Polo museale della Campania. Venne casualmente rinvenuto nel 1922, durante lo scavo per la costruzione di un edificio. Indice

Capua, sede del famoso Anfiteatro Campano, vide il dilagarsi del culto mitraico durante la dominazione romana forse portato proprio dai gladiatori orientali solitamente legati a questo culto. La costruzione del mitreo si pensa risalga al II secolo d.C.

La struttura sotterranea è accessibile attraverso una rampa di scale che porta ad uno stretto corridoio che fungeva da anticamera. Alla destra, attraversando un arco, vi è una stanza di preparazione (apparitorium) per i partecipanti. Alla sinistra invece vi è il vero e proprio mitreo, formata da una camera rettangolare ampia circa 12 metri di lunghezza per 3 metri di larghezza, con una volta a botte e lucernari. Lungo la struttura vi sono i posti a sedere per gli adepti che partecipavano ai riti. In fondo vi è un altare con dietro la Tauroctonia. Lungo la parete orientale vi è una lunetta rappresentante la Luna su di una biga mentre nella parete meridionale vi è un bassorilievo in marmo rappresentante Amore e Psiche. Originariamente tutta la camera era circondata di pitture parietali raffiguranti i riti di iniziazione degli adepti al culto del dio Mitra ma oggi non vi è rimasto quasi nulla di tale pitture. La volta a botte è dipinta a fondo giallo con numerose stelle di colore verde e rosso al centro delle quali vi è della pasta vitrea lucente che probabilmente alla luce delle fiaccole degli adepti riproponeva l’immagine di un cielo stellato.[2]

L’affresco più importante è la raffigurazione della Tauroctonia (o Taurocedio) sulla parete centrale. Su uno sfondo roccioso il dio Mitra affonda nel collo del toro un pugnale. Il dio indossa il berretto frigio e un vestito rosso bordato di verde con un ampio mantello svolazzante, rosso all’esterno e azzurro all’interno. In alto a sinistra vi è il dio Sole che osserva la scena e attraverso un corvo posto davanti a se comanda a Mitra di compiere l’impresa. In alto a destra vi è invece la dea Luna. Ai lati vi sono i due Dadofori, cioè portatori di fiaccole: Cautes, a sinistra con la fiaccola sollevata, simbolo della vittoria della luce sulle tenebre e cioè del giorno sulla notte (l’Equinozio di Primavera) e a destra Cautopates, con la fiaccola abbassata e quindi la vittoria della notte sul giorno (l’Equinozio d’Autunno). In basso vi sono tre animali che aiutano Mitra: il cane, lo scorpione e il serpente. Infine vi sono due volti barbuti che spuntano dal suolo e rappresentano i “Genius Loci” cioè gli spiriti protettori del luogo.[

La città di Capua non fu inferiore a Roma per nulla, e se il suo colosso fu il più ricco e decorato del mondo Romano, come Roma, annoverava tra i suoi monumenti di culto un Mitreo, anch’esso riccamente decorato, il più bello di tutti quelli presenti nell’impero forse.

Il culto di Mitra, di origini orientali e specificamente di origini Persiane, fu portato a Roma quasi sicuramente dai prigionieri di guerra poi destinati ad essere dei gladiatori. Decorato mirabilmente con un ciclo di affreschi di pregevolissima fattura, ancora oggi nonostante l’incuria del tempo, l’azione aggressiva dell’umidità poiché è sottoposto al livello stradale di diversi metri e, la negligenza dell’uomo nel custodirne l’integrità, lascia intravedere tutta la freschezza della sua esecuzione.

Il suo ritrovamento fu frutto del caso, esso fu rinvenuto durante il corso di uno scavo per la costruzione di un edificio in un vicolo della via Pietro Morelli nel 1922 (a’ chiazza e Sant’ermo) vicolo che oggi porta il suo nome. La struttura sotterranea, è formata da una camera, che misura circa m. 12 di lunghezza per 3 di larghezza, soffitto con volta a botte e lucernai che lasciano passare la luce che proviene dall’esterno, il Mitreo, era situato nei pressi dell’antico Capitolium, foro principale della metropoli Capuana.

Ai margini della struttura, vi sono i posti a sedere per la collocazione degli adepti che partecipavano alle funzioni, tutt’intorno sulle pareti laterali sono presenti raffigurazioni illustranti i riti d’iniziazione degli adepti che, per essere ammessi, erano sottoposti a prove dolorose per vari gradi, concludevano le prove con una sorta di battesimo nel sangue dell’animale sacrificato, (taurobolio) il soffitto è decorato con un motivo di cielo stellato.

Il vero capolavoro dell’intera struttura però è la raffigurazione del “Taurocedio”, posto sulla parete centrale, su uno sfondo roccioso il dio Mitra raffigurato con un vestito tipicamente orientale di colore rosso riccamente decorato, cappellino frigio, brache attillate e mantello azzurro con sette stelle rappresentanti i sette pianeti, con un gesto atletico ma nel contempo senza mostrare fatica ne sforzo alcuno, premendo il ginocchio sul dorso dell’animale, affonda nel collo del toro che tiene con la testa tirata all’indietro un pugnale, tutt’intorno sei figure che rappresentano: il sole, la luna, l’oceano, la terra e due arcieri ministri del dio (Cautes e Cautopates). Ai piedi del toro un serpente che occupa l’intero spazio e un cane che si avventa sull’animale ferito leccandone il sangue che sgorga copioso dalla ferita mortale.

L’entità e la bellezza di questo santuario, ci lascia presupporre che i seguaci di Mitra, a Capua fossero molto numerosi, e pur vero però che Capua fu la città dei Gladiatori i quali, come detto in precedenza portarono il culto di Mitra in occidente. Il dio Persiano uccidendo il toro, rinnova l’intera natura. La dottrina di Mitra riferisce che esso (come Gesù), alla fine dei tempi ritornerà per salvare il mondo, e con un nuovo taurocedio lo rinnoverà e con esso il genere umano.

Raffaele Masucci,    Gennaio 2010

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