Festività di Santo Stefano nella comunità di Cancello ed Arnone

Cancello ed Arnone (Redazione) – Dal libro “Squarci di vita ecclesiale a Cancello ed Arnone” scritto da don Sabatino Sciorio, parroco della comunità Maria Regina di tutti i Santi, leggiamo che Santo Stefano, ebreo di nascita, fu il primo dei sette diaconi ai quali la comunità cristiana delle origini affidò il compito di aiutare gli apostoli nel servizio della carità. La vigorosa affermzione di Stefano sulla divinità del Cristo proferita di fronte ai Giudei provocò la sua condanna a morte per lapidazione, facendone il primo martire della Chiesa.

Sin dall’antichità, il culto di Santo Stefano era molto diffuso: il possesso di una parte del suo corpo rappresentava l’orgoglio di qualsiasi diocesi. Uno dei suoi maggiori devoti fu Sant’Agostino, che nel “De civitate Dei” ricorda numerosi miracoli attribuiti al Protomartire. Le sue reliquie furono subito considerate un mezzo potente per ottenere l’intercessione. Ma a causa delle persecuzioni scatenate da Saulo (poi Paolo di Tarso) che addirittura volle essere presente alla lapidazione, se ne persero ben presto le tracce, finché nel 415 fu ritrovato il suo corpo per opera del presbitero Luciano.

A Capua si celebravano tre feste solenni in onore di Santo Stefano con Sant’Agata, eletta protettrice della città. Egli è il patrono principale dell’intera Chiesa di Capua insieme a San Roberto Bellarmino.

La festa principale si celebrava, fino a pochi decenni fa, il 26 dicembre, dies natals, e nella ricorrenza si amministrava anche la cresima. Solenne era anche la rievoczione che si teneva la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione del corpo del Santo da Costantinopoli a Roma, ai tempi di papa Pelagio I (554-560). Appunto nella prima domenica di maggio si era soliti indire a Capua pure il Sinodo, una volta provinciale, ora diocesano. La festa era chimata Domenica delle ghirlande, perché i sacerdoti in ricordo della traslazione avvenuta con grande letizia, portavano corone di rose e di altri fiori sospese alle mani o infilate nelle braccia o poste sul capo. Allora il braccio destro di Santo Stefano era portato in processione dall’arcivescovo, mentre i diaconi recavano a spalla l’arca d’argento con le reliquie del primo vescovo San Prisco. In quel giorno solenne tutti i vescovi della provincia, con le mitrie e i bastoni pastorali, solevano andare al Sinodo di Capua.

In occasione del rinvenimento del corpo (In festo revelations, 3 agosto), tutti i fedeli delle chiese minori della città rendevano omaggio alla chiesa cattedrale con una veglia, alla quale si partecipava Cum faijs (faci, fiaccole, lanterne).

Dalla Visita Pastorale del 10 maggio 1874, effettuata nella comunità parrocchiale Maria Regina di tutti i Santi dall’arcivescovo di Capua, Francesco Saverio Apuzzo, si apprende che a Cancello “non vi era patrono particolare di detto casale, perciò si fa festa del protettore diocesano Santo Stefano”.

Nella Visita Pastorale del 1931 compiuta da Baccarini presso la parrocchia Maria SS. Assunta in Cielo, Santo Stefano risulta primo nell’elenco del patrono e nella Relazione per la III Visita Pastorale di Baccarini del 1953-1954, stilata dal parroco padre Clemente Terlizzi, si registra che il campanile della chiesa Maria SS. Assunta in Cielo aveva tre campane, una di esse è dedicata anche a Santo Stefano.

Il 3 agosto, giorno del Rinvenimento delle sue sacre spoglie, la comunità Maria Regina di tutti i Santi si riunisce in festa non solo per la celebrazione della Santa Messa in suo onore, ma anche in processione con la statua per le vie principali del paese. L’effigie che la comunità di Cancello possiede è di cartapesta: fu fatta realizzare nel 1955 da Pietro Bincolella e Antonio Perone e collocata in chiesa nel medesimo anno, con grande venerazione di popolo. Data memorabile anche quella del 29 luglio 2012: la statua del Santo, restaurata con il contributo economico di tutti i fedeli, è sta     ta accolta festosamente all discesa del ponte Garibaldi e bnedetta dall’rcivescovo di Capua, Bruno Schettino, che ha poi guidato il corteo verso l chiesa, dove ha presieduto la celebrazione eucaristica. La diretta presenza dell’arcivescovo, nonché delle locali autorità religiose e civili, ha conferito un’indimenticabile solennità all’evento.

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Primo martire, lapidato, perdona i suoi aguzzini come Cristo stesso fece sulla croce. A continuare la sua opera ci penserà uno dei suoi stessi accusatori: Saulo, diventato dopo la visione del Cristo: San Paolo. Ma cosa ha a che fare Santo Stefano con la Legenda sanctorum anche detta aurea?

Tutto ciò che sappiamo di Stefano, primo diacono e primo martire, è tratto dal Nuovo Testamento; era ebreo, probabilmente uno degli ellenisti della dispora. Il suo nome, Stephanos, in greco significa “corona” oppure “re”.

STORIA

Gli ellenisti erano giudei che non provenivano dalla Palestina e possedevano a Gerusalemme le loro sinagoghe, in cui leggevano la Sacra Scrittura in greco. Gli ebrei, inclusi i dodici apostoli , erano originari della Palestina, e nelle loro sinagoghe la Scrittura veniva letta in ebraico. Stefano appare inizialmente nel sesto capitolo degli Alti degli Apostoli. Vi erano molti convertiti; e sorsero dissensi fra gli ebrei e i nuovi arrivati: gli ellenisti si lamentavano che le loro vedove (e probabilmente i poveri e i bisognosi, in genere) venissero trascurate nella distribuzione quotidiana di cibo.

Santo StefanoGli apostoli convocarono allora i discepoli e dissero loro che non era giusto trascurare la parola di Dio per il servizio delle mense, e a questo scopo proposero di eleggere alcuni diaconi, «sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza». Stefano viene nominato per primo e descritto come un «uomo pieno di fede e di Spirito Santo». Gli apostoli, dopo aver pregato, imposero loro le mani. Secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, sembra che i sette diaconi abbiano avuto doveri simili a quelli degli apostoli, il ministero della predicazione e del battesimo; è improbabile inoltre che il compito della distribuzione del cibo sia stato lasciato interamente agli ellenisti.

Dati i dissensi che tale attività aveva suscitato, probabilmente sarebbe stato meglio farla svolgere da un gruppo formato sia da greci sia da ebrei. Sembra che i sette diaconi siano serviti a uno scopo differente:costituire un gruppo di autorità per la comunità ellenista, pari a quello dei dodici apostoli per gli ebrei.

Stefano «intanto, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo», ma parlava con tale forza che suscitò l’opposizione degli anziani di alcune sinagoghe. Dato che con la discussione non riuscirono a ottenere nulla da lui, essi lo accusarono di bestemmia. Stefano fu denunciato al sinedrio ed arrestato. L’accusa principale era di aver detto che Gesù il Nazareno avrebbe distrutto il Tempio e sovvertito i costumi tramandati da Mose.

MARTIRIO DI SANTO STEFANO

stefano lapidazioneStefano ebbe il permesso di parlare, e infatti si difese in modo eloquente e saggio, in base a quanto si legge in At 7, 2-53: Abramo, padre e fondatore della loro nazione, ricevette l’ordine di stabilirsi in una terra straniera, di erigere un tabernacolo, ma apprese che ci sarebbe stata una nuova legge e che il Messia sarebbe giunto in Israele, che Salomone aveva costruito il Tempio, ma che Dio non abitava in costruzioni fatte da mano d’uomo. Il suo discorso esprime appieno la polemica contro il Tempio, che divenne in seguito una caratteristica di alcuni tra i primi gruppi cristiani. Il Tempio, un enorme complesso di edifici, era il centro commerciale e religioso di tutto il giudaismo. Stefano terminò il suo discorso,definendo il popolo “uccisore” per ciò che aveva fatto al Messia quando era venuto:

“O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l’avete osservata.”

I suoi ascoltatori si infuriarono e digrignarono i denti per la rabbia. Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». I membri del consiglio urlarono e si turarono le orecchie. Lo trascinarono poi fuori della città e cominciarono a lapidarlo. Stefano implorò il Signore Gesù, poi «piegò le ginocchia» e chiese a Dio di perdonare i suoi uccisori. «Detto questo, mori.»

stefano3Sembra sia stata un’esecuzione giudiziaria e non un atto di violenza della folla, perché ci furono dei testimoni che videro un giovane di nome Saulo incaricato di custodire i suoi abiti. Solitamente i giudei non avevano diritto di giustiziare i prigionieri senza l’approvazione delle autorità romane, gli eventi però possono essere avvenuti durante l’interregno fra i governatori, nell’anno 36, dopo che Ponzio Pilato aveva ultimato il suo incarico. Il corpo di Stefano fu in seguito raccolto da devoti che lo seppellirono e ne piansero la morte.

Seguì una massiccia persecuzione di cristiani e molti fuggirono da Gerusalemme. Probabilmente la maggior parte di loro era ellenista: certamente gli apostoli non lasciarono Gerusalemme e rimasero indenni. Il giovane Saulo, che aveva pienamente approvato il martirio di Stefano, si impegnò nella distruzione totale della Chiesa fino al giorno in cui udì la voce di Cristo sulla via di Damasco. L’opera del primo martire fu così portata avanti da S. Paolo, il grande apostolo dei gentili.

Secondo Duchesne, la festività di S. Stefano risale a “molto tempo prima della scoperta della sua tomba, che avvenne nel 145”. S. Stefano è il patrono di molte chiese, incluse alcune cattedrali francesi come Bourges, Sens e Tolosa. In Inghilterra gli sono dedicate quarantasei chiese antiche, la maggior parte costruite dopo la conquista normanna.

stefano martirioSecondo una tradizione dai contenuti leggendari, nel 415 un sacerdote di nome Luciano ritenne di aver trovato il corpo di Stefano vicino a Gerusalemme dopo aver avuto in sogno l’indicazione del luogo della sepoltura. La tradizione si diffuse ben presto nel mondo latino e greco e si ebbe una vasta proliferazione di reliquie erroneamente attribuite a Stefano, ma che ne diffusero in maniera straordinaria il culto. In particolare, una parte di queste reliquie venne portata a Minorca, nelle Baleari, e nell’occasione i cristiani dell’isola, forse per desiderio di vendicare la morte del martire, diedero vita a una feroce persecuzione contro gli Ebrei ivi residenti.

Le storie avventurose del ritrovamento del corpo, della sua prima traslazione a Costantinopoli e della seconda traslazione a Roma, sono lungamente raccontate nella Legenda Aurea (cap. CXII, L’invenzione di Santo Stefano Protomartire) la raccolta medievale di Iacopo da Varazze detta anche Legenda sanctorum. Il frate domenicano Iacopo, beato, scrittore sacro e storico (Varazze tra il 1228 e il 1230 – Genova 1298), arcivescovo di Genova dal 1292, compose numerose raccolte di sermoni e un Liber Marialis (1295). La sua opera maggiore, scritta in gioventù, è la Legenda sanctorum (forse 1255 o 1266), più nota col titolo che ebbe nel volgarizzamento trecentesco di Legenda aurea, una raccolta di vite di Gesù Cristo e dei santi, secondo l’ordine liturgico, narrate e commentate con ingenua e favolosa drammaticità. Di grande interesse è anche il Chronicon Ianuense, una storia di Genova dalle origini al 1295.

Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo. Ilcolore della veste indossata dal sacerdote durante la Messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.

E’ invocato: contro l’emicrania e le malattie della testa, come protettore di cavatori, selciatori, lastricatori e piastrellisti.

 

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