Se il comune fosse stato un’impresa, Emerito e compagnia sarebbero stati messi alla porta: ecco le note dolenti del bilancio

Nel pubblico, infatti, rispetto al privato, ci sono altre logiche, pretese diverse: c’è una soglia di aspettativa urbana non troppo alta. Insomma, non è sviluppata (concetto da estendere a buona parte di Terra di Lavoro) una coscienza civica forte a tal punto da far sobbalzare i contribuenti dalla sedia quando scoprono che le casse pubbliche sono in rosso (a causa di una brutta gestione).

L’ex delfino di Ambrosca, Pasqualino Emerito (che ha scalato tante tappe nella sua vita professionale, da semplice vigile urbano, bi-laureato, a comandante del corpo di polizia municipale, fino ad abilitarsi alla professione di commercialista) amministra Cancello ed Arnone ininterrottamente dal 2006. Ed è stato proprio Emerito che all’inizio del suo terzo mandato, precisamente il 30 luglio del 2015,  ha scelto di alzare bandiera bianca sui conti del comune, consegnando il controllo delle finanze all’organo straordinario di liquidazione nominato, con un D.P.R., l’ottobre scorso.

E’ normale, dunque, che, dopo 10 anni di amministrazione (con la prospettiva di realizzarne altri 3), quando si cercano responsabilità politiche alla base del dissesto, lo sguardo cade principalmente su Emerito (non tralasciando, per carità, la gestione Ambrosca e la costante ‘Paolo’, esperta assessora al bilancio).

Ma sono riflessioni già fatte, ribadite oggi solamente per far da cornice all’ennesima presa d’atto, ufficiale, di una condizione problematica della salute finanziaria di Cancello ed Arnone.

Dichiarare dissesto, oltre alle aliquote che schizzano, al commissariamento e compagnia cantante, significa anche apportare modifiche sostanziali alla struttura indicate dal governo centrale.

Dopo aver realizzato una prima fase di adeguamento, in comune è arrivata una nota, ad inizio marzo, che aveva per oggetto la richiesta di un supplemento istruttorio “in ordine al bilancio stabilmente riequilibrato”.

Emerito, per far fronte alle richieste del dicastero all’Interno, ha convocato una riunione, lo scorso 15 marzo, alla quale hanno partecipato  gli assessori Letizia e Di Bendetto, il vicesindaco Paolo (arrivata ad incontro già cominciato), il segretario Martino ed i responsabili Anna Rita Viola e Damiano Prezioso.

In questo incontro, primo cittadino e tecnici hanno ritenuto che “le voci negativi più incidenti sulla spesa”risultavano essere l’importo delle rate mutui e la spesa per il personale dipendente.

Il brain storming degli amministratori ha pure presentato delle soluzioni per mitigare il problema: “Per quanto riguarda l’importo delle rate mutui” si è deciso di proporre al Ministero competente “una misura straordinaria per la loro rinegoziazione”.

In materia di spesa del personale, invece, si è stabilito di “incentivare forme di mobilità volontaria […] che potrebbero rappresentare una soluzione definitiva, o quanto meno il ricorso, sempre su base volontaria, da parte dei dipendenti ad aspettative e/o trasformazioni del rapporto di lavoro da full time a part time, per un agevole riequilibrio del bilancio, con risultati già rilevabili nel breve periodo, nell’attesa della definizione di una strategia definitiva”.

C’è anche un piano “b” da realizzare qualora le citate manovre “dovessero rivelarsi impossibili e/o irraggiungibili”. In cosa consiste questa exit strategy ? La pubblichiamo qui sotto. Il verbale della riunione tra sindaco, assessori e responsabili, è stato ratificato dalla giunta dello scorso 17 marzo (assente Rosa Maria Paolella)

 

Giuseppe Tallino – Tribuna24

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