A oggi sono stati segnalati 119.827 casi positivi in Italia.
Sono le 18 e 40.
Viviamo la nostra intera esistenza immersi in una miscela sottile e impalpabile di fluidi: l’aria. Ci permette di respirare, di comunicare e di ascoltare buona musica, facendo da mezzo fisico di propagazione per le onde sonore. In condizioni normali, l’aria è costituita al 78 per cento circa da azoto, per poco meno del 21 per cento da ossigeno e poi da diversi altri gas, compresa l’anidride carbonica.
Le cose invisibili sono strane: alcune come l’aria ci consentono di esistere, altre come il coronavirus ci possono uccidere.
Oggi diversi giornali hanno ripreso, in alcuni casi con eccessive dosi di allarmismo, la notizia secondo il cui il coronavirus “circola anche nell’aria”, con il rischio che ci si possa infettare respirandola. In realtà, le cose sono un po’ più complicate: a oggi non ci sono prove scientifiche sufficienti per confermare o smentire del tutto questa circostanza. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha spiegato in più occasioni che per ora non sono emerse prove rilevanti che suggeriscano la capacità del SARS-CoV-2 di viaggiare e trasmettersi tramite l’aria, salvo casi molto rari quando si eseguono alcune attività negli ospedali come l’intubazione di un paziente.
Se siete lettori assidui di questa newsletter ormai lo sapete: i virus sono agenti infettivi talmente minuscoli da esserci invisibili, sono cento volte più piccoli della maggior parte dei batteri e con un diametro compreso tra i 20 e i 300 nanometri (milionesimi di millimetro), a seconda dei tipi. Quelli che interessano l’apparato respiratorio – come l’attuale coronavirus – si diffondono nell’ambiente circostante per lo più attraverso la saliva e il muco di una persona infetta.
Queste secrezioni (“droplet”, goccioline) a differenza del virus sono visibili a occhio nudo, e sono prodotte per esempio con un colpo di tosse o uno starnuto. Sono relativamente pesanti, quindi è raro che cadano a una distanza superiore a un metro da chi le ha emesse (potrebbe accadere con uno starnuto più intenso), e da questo deriva il consiglio di mantenere una certa distanza dal prossimo e di lavarsi spesso le mani, perché si potrebbero toccare superfici sulle quali si sono depositate le goccioline infette.
Tecnicamente, il mezzo di diffusione delle goccioline è l’aria, che viene attraversata nel processo di caduta, come fa una mela quando cade dall’albero. Le gocce quindi ci restano per poco tempo, prima di finire a terra, su una maniglia o nelle mani di chi le ha prodotte, se si era riparato la bocca mentre tossiva (usate la piega del gomito).
L’affermazione “il coronavirus circola nell’aria” implica qualcosa di diverso: la possibilità che il virus resti per ore in sospensione nell’aria insieme alle altre microscopiche particelle che costituiscono gli aerosol. Un esempio classico di aerosol sono le nuvole, addensamenti di molecole d’acqua che rimangono sospese nell’aria per diverso tempo, potendo coprire notevoli distanze grazie alla presenza di moti turbolenti (come il vento o le correnti).
Anche ora, mentre state leggendo questa newsletter, state producendo aerosol espirando l’aria dai polmoni, oppure mentre state leggendo ad alta voce queste righe a una persona cui volete bene (grazie). A differenza di tosse e starnuti, non abbiamo modo di tenere efficacemente sotto controllo gli aerosol che emettiamo, e alcune ricerche non escludono che questo possa essere un problema in presenza di particolari malattie infettive.
Gli studi effettuati finora sul coronavirus e la sua eventuale capacità di rimanere in aria per diverso tempo non hanno finora portato a conclusioni certe. La ricerca, del resto, funziona così: si fanno teorie e si cercano tutti i modi possibili per smontarle, vedendo che cosa rimane dopo. Qui abbiamo raccontato più nel dettaglio questa storia del “coronavirus nell’aria”, provando a capire come stanno le cose, senza allarmismi o sottovalutando la questione.

Oggi, in Italia
Dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi totali da coronavirus rilevati in Italia sono 119.827, quindi 4.585 in più di ieri, quando erano stati 4.668 rispetto al giorno precedente: è il quinto giorno consecutivo con un incremento inferiore a cinquemila nuovi casi; nei prossimi giorni potremo valutare se i nuovi casi rilevati si stiano effettivamente stabilizzando (tenendo sempre a mente che offrono una visione parziale dell’intera epidemia). Nelle ultime 24 ore sono morte 766 persone, per un totale di 14.681 dall’inizio dell’epidemia. I ricoverati in terapia intensiva sono 4.068, quindi 15 in più rispetto a ieri.
Circolare ministeriale sulla passeggiata ✍️ |
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