Sul Coronavirus, dal Post

A oggi sono stati segnalati 172.434 casi positivi in Italia.
Sono le 18 e 23.

Da mesi migliaia di medici in giro per il mondo raccolgono informazioni sui pazienti e sul modo in cui reagiscono alle terapie contro il coronavirus, mentre centinaia di centri di ricerca sono impegnati a studiare nuovi farmaci e vaccini contro la COVID-19. È uno sforzo scientifico enorme che da gennaio ha portato alla pubblicazione di moltissime ricerche scientifiche, molte nella loro forma preliminare (preprint) e per questo da prendere con grande cautela, cosa che talvolta giornali e mezzi di comunicazione non fanno.

In condizioni normali, senza una pandemia in corso per esempio, le ricerche che ricevono maggiori attenzioni da parte della comunità scientifica (e dei media) sono gli studi pubblicati su riviste importanti e prestigiose come Science e Nature. La maggior parte delle ricerche viene pubblicata dopo una revisione alla pari (peer-review), nella quale altri esperti valutano il lavoro degli autori dello studio in modo piuttosto severo: cercano errori, contestano se necessario le conclusioni, apportano modifiche e fanno richieste per eventuali approfondimenti prima della pubblicazione (una revisione alla pari non è comunque sempre una garanzia sufficiente sulla bontà di una ricerca).

Gli studi preprint, come quelli che vengono diffusi quotidianamente in questi giorni, non sono sottoposti agli stessi severi criteri di valutazione. I loro autori li pubblicano su speciali archivi online come bioRxiv (si legge “bio-archive”) e medRxiv (“med-archive”) per accelerare i tempi, soprattutto quando ci sono particolari emergenze sanitarie in corso. Nelle ultime settimane, il grande afflusso di preprint su questi archivi ha consentito di offrire alla comunità scientifica moltissimo materiale sul coronavirus su cui confrontarsi, con una quantità di dati e informazioni senza precedenti su una singola malattia da poco scoperta.

La rapida diffusione su questi archivi implica che ci sia un controllo molto più blando dei contenuti. Prima di finire online, gli studi sono analizzati per verificare che non contengano parti plagiate da altri, che non ci siano contenuti offensivi e che le informazioni non causino rischi per la salute pubblica. Non sono però valutati i metodi utilizzati per realizzare la ricerca, né le sue conclusioni né la sua qualità in generale.

Questo non implica naturalmente che debbano essere ignorati e non raccontati sui media: dovrebbe però indurre chi se ne occupa a farlo con grande cautela, segnalando che, se già uno studio scientifico in generale va preso con molte precauzioni, ne occorrono molte di più per un preprint. Articoli che parlano di queste ricerche dovrebbero inoltre contenere il parere di altri ricercatori, che aiutino il giornalista che scrive l’articolo e poi i lettori a farsi un’idea più chiara dei limiti di ogni studio.

Non tutte le redazioni hanno giornalisti scientifici, cioè redattori che si occupano esclusivamente di scienza e che hanno le competenze per comprendere e poi divulgare argomenti complessi. In molti casi il racconto delle notizie scientifiche viene affidato a redattori che solitamente si occupano di altro, e che non hanno particolare dimestichezza con gli argomenti scientifici. In questi casi la qualità dell’informazione può risentirne sensibilmente, causando la diffusione di notizie inesatte o allarmistiche, come accaduto più volte nelle ultime settimane (la storia del “coronavirus nell’aria”, per esempio).

Per aiutare chi legge le notizie, ma anche chi le scrive, abbiamo messo insieme una breve guida per districarsi meglio tra le ricerche scientifiche in un momento in cui tutti – comprensibilmente – si aspettano dai ricercatori importanti progressi per fermare questa pandemia.

In Italia, oggi
La Protezione Civile oggi ha comunicato che dall’inizio dell’epidemia in Italia i casi positivi rilevati sono 172.434, quindi 3.493 in più di ieri, quando erano stati 3.786 in più del giorno precedente. Nelle ultime 24 ore sono morte 575 persone, dall’inizio dell’epidemia 22.745. I ricoverati in terapia intensiva sono 2.812, quindi 124 in meno rispetto a ieri.

Immuni
Ieri vi avevamo anticipato che il governo avrebbe probabilmente scelto l’applicazione per il tracciamento dei contatti (contact tracing) sviluppata da Bending Spoons in collaborazione con il Centro Medico Santagostino. Poche ore dopo l’invio della newsletter, il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, ha firmato l’ordinanza con la quale ha formalizzato la scelta. L’app si chiamerà “Immuni” e sarà basata su BLE, una versione dello standard Bluetooth. Ogni smartphone su cui sarà installata Immuni emetterà periodicamente un codice identificativo univoco (ID) e anonimo che potrà essere captato dagli altri smartphone che utilizzano la stessa app nelle vicinanze, entro qualche metro. Se uno dei proprietari segnalerà tramite Immuni di essere risultato positivo al coronavirus, il sistema consentirà di avvisare le persone con cui era stato in prossimità nei giorni precedenti. Il sistema è promettente, ma sarà davvero utile solo se sarà impiegato da un’ampia porzione della popolazione e se il governo avrà un piano chiaro su come utilizzare i dati raccolti.

Mortalità
Oggi diversi giornali e telegiornali italiani hanno riportato una stima errata dell’aumento della mortalità in Italia dovuto all’epidemia da coronavirus, attribuendola all’ISTAT. I titoli col dato sbagliato dicevano, per esempio, “In Italia più 20 per cento di decessi tra 1 marzo e 4 aprile rispetto al periodo 2015-2019”. La fonte di questo dato è stato un lancio sbagliato di agenzia, poi ripubblicato e rilanciato da giornali e testate senza ulteriori verifiche, generando una catena di equivoci. Il rapporto ISTAT aveva l’obiettivo di stimare l’impatto del coronavirus nei comuni più interessati dall’epidemia, e per farlo ha scelto di usare come campione i comuni in cui l’aumento dei morti è stato pari o superiore al 20 per cento rispetto al dato medio da gennaio ad aprile nel periodo 2015-2019. È questo il dato equivocato: un criterio usato dall’ISTAT per prendere in considerazione i comuni italiani più colpiti dal coronavirus è stato scambiato per una stima sull’intero paese.

Serve un colpevole ✍️

Questionario
«È entrato/a in stretto contatto con casi accertati di COVID-19, vivi o deceduti?» è una delle domande del questionario che il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ha pubblicato online per raccogliere dati sulla reale diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) in Italia. Lo scopo è fare una stima di quante siano le persone che attualmente o nelle scorse settimane hanno avuto sintomi simili a quelli causati dalla COVID-19. In questo modo si potrà, in una certa misura, compensare la carenza di dati certi a disposizione degli epidemiologi che stanno studiando la diffusione del coronavirus.

I dieci discorsi della pandemia, commentati ✍️

Violenza
Una delle conseguenze della pandemia da coronavirus è il sensibile calo dei reati violenti registrato praticamente ovunque, anche nei paesi che storicamente hanno i dati più alti. El Salvador (America Centrale) ha solitamente uno dei tassi di omicidi più alti al mondo: a marzo sono stati registrati 65 omicidi per una media di due al giorno; un dato basso considerato che alcuni anni fa in certi mesi se ne contavano circa 600. Anche in Italia diversi tipi di reati violenti sono drasticamente diminuiti. Secondo i dati del ministero dell’Interno diffusi alla fine di marzo, nelle prime tre settimane del mese i tentati omicidi sono diminuiti del 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre i furti sono calati del 67,4 per cento, le rapine del 54,4 per cento e gli incendi del 76,7 per cento.

 

(EPA/Juan Ignacio Roncoroni/ansa)

Belgio
Negli ultimi giorni il Belgio è diventato il paese dell’Unione Europea con il tasso di letalità più alto per la COVID-19. La percentuale di morti tra chi è risultato positivo al virus è del 14,3 per cento, più alta dell’Italia (13,1 per cento), del Regno Unito (13,3 per cento), della Francia (12,2 per cento) e della Spagna (10,5 per cento), i paesi nei quali in termini assoluti ci sono stati più morti. Nel paese vivono 11,5 milioni di persone: ci sono quindi 419 morti per milione di persone a causa del coronavirus. Il dato è ormai superiore a quello della Spagna, intorno ai 400 decessi per milione di abitanti, mentre in Italia siamo intorno ai 370. Secondo il governo, l’alto tasso di letalità è spiegato dalla “massima trasparenza” con cui si raccolgono i dati, e dalla scelta di calcolare anche i numerosi decessi nelle case di riposo senza test, ma sulla base dei sintomi che mostravano i pazienti.
A proposito di case di riposo, intanto, in Lombardia.

Le proposte di Salvini per affrontare il coronavirus: chiudere, riaprire, chiudere, riaprire, chiudere, riaprire ?

Quattro cose dal mondo
1. A Wuhan, in Cina, sono stati rilevati 1.290 morti in più di quanto era stato inizialmente dichiarato per il coronavirus: persone morte in casa o ricoverate in strutture che non avevano ancora comunicato i dati.
2. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato le direttive non vincolanti per la riapertura «graduale e ponderata» di scuole e negozi e per la ripresa generale dell’economia: spetterà a ogni governatore decidere come procedere.
3. Il presidente francese, Emmanuel Macron, dice che se non si faranno gli eurobond «vinceranno i populisti» e che è il momento di introdurre una vera solidarietà finanziaria europea, altrimenti sarà la fine dell’Unione.
4. Poche settimane fa c’erano tutte le premesse perché la diffusione del coronavirus in Portogallo provocasse un disastro: il sistema sanitario locale è tra i più malmessi in Europa e ha pochi posti letto in terapia intensiva. Eppure in Portogallo le cose sono andate meglio del previsto, tanto che diversi giornali internazionali hanno iniziato a parlare dell’eccezione portoghese al coronavirus.

Drive-in
Sorprendentemente, da qualche settimana sono tornati di moda i cinema drive-in, quelli dove guardi i film parcheggiando l’auto davanti a uno schermo all’aperto. Negli Stati Uniti, dove ne erano sopravvissuti circa 300, quelli che sono riusciti a rimanere aperti sono stati raccontati come originali eccezioni all’impossibilità di praticare quasi ogni altra attività che sia allo stesso tempo ricreativa e collettiva. In Italia, dove ne erano rimasti pochissimi, circola qualche proposta per farne aprire di nuovi per la fase intermedia prima del pieno ritorno alla normalità, ma è complicato.

Weekend
Senza grandi possibilità di svago se non quelle domestiche, per molti le giornate sono quasi tutte uguali e si finisce per perdere la cognizione del tempo e sapere in che giorno siamo. Anche per questo fin dall’inizio abbiamo scelto di scrivere bello grosso il giorno della settimana in testa a ogni newsletter (possiamo confermarvi che è venerdì).
Introdurre qualche attività un po’ diversa nel fine settimana potrebbe aiutarvi a tenere meglio traccia del tempo che passa, tra le mura di casa e affacciati ai balconi e alle finestre. Potreste cimentarvi ai fornelli con la ricetta più famosa di Gualtiero Marchesi, oppure scoprire come sono fatte le piante delle cose che mangiamo o come scegliere una pianta da appartamento, vista la permanenza forzata.
E poi ci sono da vedere le foto vincitrici del World Press Photo, il più importante premio di fotogiornalismo al mondo, da scoprire perché gli uomini non portano più tutti il cappello o da schiantarsi sul divano con 50 film su Prime Video. Fate il vostro gioco.

Noi ci sentiamo come sempre lunedì, ma se volete vedere tutta la redazione in faccia per un saluto in streaming (!) in occasione del decennale del Post cercateci su Facebook (o su ilpost.it) domenica sera intorno alle 23.

Per le notizie, restiamo come sempre di guardia, pronti a scrivervi solo se dovesse succedere qualcosa di importante da qui a lunedì, così che voi nel frattempo possiate staccare un poco e pensare ad altro. Ve lo meritate.
Ciao!

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