Sul Coronavirus, dal Post

A oggi sono stati segnalati 187.327 casi positivi in Italia.
Sono le 18 e 18.

Mariarosa Soldati ha 71 anni, vive a Crema (in provincia di Cremona) ed è stata una delle tante persone in città a essersi ammalate a causa del coronavirus. I medici lo hanno capito osservando una TAC dei suoi polmoni, e non tramite il classico test con il tampone: per questo motivo, per le autorità sanitarie formalmente Soldati non si è mai ammalata di COVID-19. Non è finita nei conteggi che quotidianamente diffonde la Protezione Civile e, salvo non cambino le regole, il suo caso non sarà mai elencato nelle liste che comprendono i quasi 70mila casi positivi al coronavirus rilevati in tutta la Lombardia.

La storia di Soldati è comune a decine di migliaia di altre persone che si sono ammalate di COVID-19 e non sono mai state sottoposte a un tampone, la cui analisi può certificare la presenza del coronavirus. Secondo tutte le stime, sono molte di più di quelle che hanno ricevuto una diagnosi attraverso i test, a ulteriore indicazione di quanto siano parziali i dati ufficiali.

In molti non hanno nemmeno avuto la possibilità di sottoporsi a una TAC e hanno ricevuto una diagnosi a distanza, per telefono. Non essendoci l’esito di un test, per le norme ministeriali non sono obbligati alla quarantena: almeno sulla carta, se non hanno la febbre alta possono fare tutto ciò che è permesso oggi ai non infetti, come uscire di casa per fare la spesa. Spesso vivono con persone che a loro volta non hanno nessun obbligo di rimanere a casa e che magari vanno a lavorare, se impiegate nei settori essenziali, che non sono pochi.

Il problema di questa grande zona grigia di malati non diagnosticati tramite i test è presente soprattutto in Lombardia, dove si è scelto di effettuare i tamponi solamente ad alcune categorie di persone con sintomi, come quelle ricoverate in ospedale, quelle passate dal pronto soccorso e una parte del personale sanitario. Ritardi e lentezze hanno contribuito a ridurre il numero di test eseguiti ogni giorno, con ulteriori difficoltà per chi ha sviluppato la COVID-19 a casa e ha cercato – come consigliato dalla stessa regione – un primo aiuto dal proprio medico di famiglia.

I medici che abbiamo consultato ci hanno raccontato di avere tuttora dei loro assistiti che mostrano chiari sintomi della COVID-19, ma che non vengono sottoposti al tampone. Uno di loro ci ha detto di avere 35 pazienti potenzialmente esposti, ma di avere ottenuto il test soltanto per uno (che si è poi confermato essere positivo).

Oltre ai medici di famiglia, abbiamo consultato specialisti, esperti, dirigenti delle aziende sanitarie e pazienti con COVID-19 per provare a capire l’estensione del problema dei malati che non esistono, perché non sono stati sottoposti al tampone. Sono storie di comprensibili ansie e preoccupazioni per la propria salute, ma sono anche un modo per capire un altro pezzo di questa storia molto più grande e complessa che da un paio di mesi ci riguarda tutti.

A Milanese citizen wears a protective face mask as walks in front of the shutters of closed shops due to the Coronavirus emergency, Milan , 16 April 2020. ANSA / PAOLO SALMOIRAGO

Oggi, in Italia
La Protezione Civile ha comunicato che dall’inizio dell’epidemia in Italia sono stati rilevati 187.327 casi positivi, 3.370 in più di ieri, quando erano stati 2.729 in più del giorno precedente. I morti sono 25.085, quindi 437 in più rispetto a ieri. I ricoverati in terapia intensiva sono 2.384, con una riduzione di 87 rispetto a ieri.

La Lombardia rimane la regione con più casi positivi dall’inizio dell’epidemia, oltre 69mila, mentre continuano a essere significativi gli aumenti di casi totali in Piemonte, ormai oltre 22.700 e con un aumento di quasi 800 rispetto a ieri. Il Piemonte ha ampiamente superato il Veneto e potrebbe presto raggiungere l’Emilia-Romagna con i suoi oltre 23mila casi.

 
Consiglio Europeo
Domani il Consiglio Europeo (l’organo che comprende i capi di stato e di governo dell’Unione Europea) si riunirà in videoconferenza per uno degli incontri più attesi degli ultimi anni. L’argomento sarà la creazione di un nuovo strumento di sostegno economico ai paesi europei più colpiti dalla pandemia da coronavirus. In discussione ci sono due proposte. La prima è stata avanzata dal governo tedesco e dalla Commissione Europea e propone di creare un “Fondo per la ripresa” finanziato da maggiori contributi di ciascuno stato al bilancio dell’Unione Europea, che possa emettere titoli e raccogliere soldi sui mercati per poi prestarli ai paesi più in difficoltà. La seconda proposta è stata avanzata dalla Spagna: prevede un compromesso fra quella tedesca e le posizioni di alcune settimane fa di paesi come l’Italia, che proponevano sostanzialmente la creazione di “eurobond” (cioè di nuovi titoli di stato comunitari garantiti da tutti i paesi europei). La proposta spagnola si distingue da quella tedesca per un paio di punti cruciali: una capacità molto più grande del Fondo (fino a 1.500 miliardi di euro) e diverse modalità di accesso ai finanziamenti per i singoli paesi.

Come ci può cambiare la App Immuni ✍️

Il poi
Abbiamo sintetizzato un lunghissimo articolo pubblicato dal New York Times che raccoglie le opinioni e le valutazioni di oltre venti esperti tra epidemiologi, storici e studiosi di salute pubblica per provare a capire che cosa dovremo aspettarci nel prossimo anno. Per quanto si rivolga a un pubblico statunitense, la maggior parte degli scenari descritti è utile per farsi un’idea di quello che potrebbe essere il futuro nel breve e medio termine anche per l’Europa, per noi insomma.

Gli esperti dicono che non sia immaginabile un futuro in cui – senza vaccino – diventi sicuro uscire di casa in massa. Se accadesse, la situazione sembrerebbe sotto controllo per circa tre settimane, e poi gli ospedali tornerebbero a riempirsi. Alla fase “del martello”, quella che ha l’obiettivo di abbattere le curve attraverso i lockdown, seguirà secondo gli epidemiologi quella che è stata definita “la danza”: la riapertura graduale di alcuni settori dell’economia e della vita pubblica, che continuerà finché non ci saranno troppi nuovi contagi e saranno necessarie nuove chiusure. La speranza è che le operazioni di test e tracciamento organizzate nel frattempo diventino sempre più efficienti, rendendo queste chiusure più tempestive e limitate geograficamente di quelle attuali.

La sintesi dell’articolo è che un vaccino potrebbe rivelarsi davvero risolutivo, ma che servirà tempo e nel mentre dovremo fare i conti con mesi molto difficili, per alcuni dolorosi. Poi, ne usciremo.

I parchi giochi durante il coronavirus ?

Afghanistan
Almeno quaranta membri del personale del palazzo presidenziale afghano di Kabul sono risultati positivi al test sul coronavirus. Il presidente Ashraf Ghani e sua moglie sono stati sottoposti al tampone che ha dato esito negativo. Ghani, che ha 70 anni e a cui è stato asportata gran parte dello stomaco per un cancro decenni fa, è rimasto isolato nelle ultime settimane, mostrandosi di persona solo in alcuni eventi e partecipando alla maggior parte dei suoi impegni in videoconferenza. Domenica scorsa il suo ufficio aveva pubblicato una foto che lo ritraeva mentre incontrava funzionari iraniani in visita, indossando mascherina protettiva e guanti in lattice.

Le foto di martedì in Parlamento, a discutere di coronavirus ?

Singapore
A Singapore la chiusura delle scuole e degli esercizi commerciali non essenziali proseguirà fino a giugno, invece di interrompersi a maggio come inizialmente previsto. Dopo che per due mesi i casi di contagio da coronavirus a Singapore erano rimasti molto contenuti, all’inizio di aprile il numero di persone infettate ha cominciato a crescere significativamente: nelle ultime due settimane i casi sono passati da 1.300 a più di 9mila. La maggior parte dei nuovi infettati sono lavoratori migranti che vivono in dormitori affollati in condizioni ad alto rischio di contagio, che erano stati trascurati fino a questo momento. Insieme a quella di Taiwan e di Hong Kong, fino a inizio aprile la strategia di Singapore era stata una delle più apprezzate: il paese era riuscito a contenere il virus con un intervento tempestivo e mirato, ma senza imporre restrizioni rigide alla popolazione.

Un contadino getta via fiori di calendula invenduti a causa delle misure restrittive per contenere il coronavirus
(AP Photo/ Channi Anand)

Un contadino getta fiori di calendula invenduti a causa delle misure restrittive per contenere il coronavirus, Jumma, India (AP Photo/ Channi Anand)

Due altre cose dal mondo
1. La prima morte per coronavirus accertata negli Stati Uniti è stata ricondotta al 6 febbraio, molto prima di quando si pensava fosse iniziata l’epidemia.
2. A partire da oggi, nel Regno Unito Facebook chiede a un campione di utenti se abbiano avuto sintomi riconducibili al coronavirus, nell’ambito di un’indagine statistica sulla diffusione della COVID-19.

A casa col kabuki ✍️

Коронавирус
In Russia la presenza sul territorio di centri contro le malattie infettive come la peste bubbonica, risalenti ancora al periodo dell’Unione Sovietica, potrebbe avere favorito il contenimento dei casi nella prima fase dell’epidemia, anche se ora le autorità sanitarie russe sembrano meno ottimiste sulla possibilità di mantenere basso il numero dei nuovi contagi, e la comunità internazionale è scettica sull’affidabilità dei dati comunicati dal governo. Dall’estremo oriente al Caucaso, la Russia conta 13 centri per il contenimento della peste, cui si aggiungono cinque centri di ricerca contro la malattia e diverse sezioni distaccate sul territorio.

«Ci sono cose più importanti della vita» ?

Divano
Come sanno bene i più assidui (grazie!) di voi, in questi 58 giorni dalla prima newsletter abbiamo consigliato spesso di riempire parte del tempo domestico con attività che potessero non farvi pensare a questa cosa grandissima che ci sta succedendo, almeno per un po’. E tra i consigli ci sono stati spesso film, documentari e serie tv di Netflix, uno dei più grandi e diffusi servizi di streaming al mondo. Proprio ieri sera Netflix ha comunicato i suoi nuovi risultati finanziari riferiti ai primi tre mesi del 2020: ha guadagnato 15,8 milioni di nuovi iscritti, più del doppio di quanto si attendesse. Non è naturalmente merito di questa newsletter, era piuttosto prevedibile che più persone avrebbero cercato fonti di svago durante la loro permanenza forzata a casa, e gli stessi responsabili di Netflix dicono di essere consapevoli che l’aggiunta di nuovi iscritti potrebbe essere temporanea. La società ha interrotto buona parte delle proprie produzioni e non sta praticamente girando nulla, ma ha comunque molti contenuti pronti e che diffonderà in prima visione nei prossimi mesi. Se non dovessero bastare, per par condicio vi ricordiamo che ci sono sempre Prime Video, RaiPlay, Apple TV+ e… i libri.

A domani, sempre in prima visione. Ciao!

Ps. Sì, c’è scritto coronavirus in cirillico. 

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