Controlli
Il ministero dell’Interno ha diffuso il bollettino sui controlli effettuati ieri sul rispetto delle norme sull’emergenza da coronavirus. La polizia ha controllato 245.580 persone e 107.020 fra esercizi e attività commerciali. Sono state contestate 5.706 sanzioni amministrative e 45 persone sono state denunciate: 32 per falsa dichiarazione o attestazione e 13 per violazione del divieto di allontanarsi dalla propria abitazione perché positive al virus. Dall’11 marzo, data d’inizio delle misure d’isolamento su tutto il territorio nazionale, in totale sono state controllate 9.531.443 persone e verificati 3.775.918 esercizi: rispetto ai controlli, la quantità di sanzioni resta molto bassa.
Argentina
Il primo caso di contagio da coronavirus in Argentina è stato registrato il 3 marzo scorso, e a oggi il numero dei positivi confermati è 3.288. Le morti di pazienti risultati positivi al virus sono 159. Se i dati non sono paragonabili a quelli degli Stati Uniti o dei paesi europei più interessati dall’epidemia, l’Argentina sembra rientrare nella tendenza dei paesi sudamericani in cui c’è stata una nuova forte crescita dei casi nelle ultime 48 ore: da 101.636 a 121.087 nelle nazioni del continente (tutte) in cui il virus si è diffuso. Ma per l’Argentina c’è un altro serio problema: il rischio di un nuovo fallimento.
Germania
In tutta la Germania sarà obbligatorio indossare la mascherina. L’ultimo stato tedesco che non aveva ancora annunciato la misura, lo stato di Brema, ha detto che la approverà in via definitiva venerdì. Le regole sull’uso delle mascherine non saranno uguali in tutto il territorio nazionale: varieranno da stato a stato, ma in tutto il paese bisognerà indossarle sui mezzi pubblici, e quasi ovunque per fare la spesa o altri tipi di acquisti.
Ramadan
Sabato scorso il governo del Pakistan ha ceduto alle richieste dei partiti religiosi e di alcuni degli imam più influenti del paese stabilendo che le moschee potranno rimanere aperte durante il Ramadan, nonostante le misure restrittive adottate su tutto il territorio per limitare la diffusione del coronavirus. Il Ramadan, che in Pakistan inizierà alla fine di questa settimana, è il mese sacro per la religione musulmana, quando milioni di persone vanno nelle moschee per pregare, prima di riunirsi con famiglie e amici dopo il tramonto per mangiare e festeggiare insieme. La decisione del governo è arrivata a seguito di grandi pressioni dei religiosi, che in Pakistan sono estremamente potenti e da decenni sono appoggiati dall’esercito.
Resistenza, bocce e coronavirus ✍️
Riaperture
Se manterrà fede alle sue promesse, entro la fine della settimana il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, illustrerà i piani del governo per la progressiva attenuazione delle misure restrittive prevista per l’inizio di maggio. Negli ultimi giorni diversi quotidiani hanno ripreso ipotesi e bozze dei documenti che starebbe valutando il governo, e hanno prospettato scenari piuttosto simili: ripresa delle attività industriali a patto che si mantengano le distanze tra i lavoratori, ricorso allo smart working per tutte le professioni che lo consentono, distanziamento sui mezzi pubblici e riapertura di alcune attività commerciali, sempre garantendo la distanza di sicurezza tra i clienti. Ma sono per ora indicazioni vaghe e prive di conferme ufficiali.
Non è ancora molto chiaro come saranno gestiti altri settori particolarmente a rischio, come quello dei bar e dei ristoranti. Come dimostrano le prime esperienze all’estero, dovremo per un po’ rassegnarci a scelte creative, diciamo.
Ristoranti in Cina e Corea del Sud
David Chang, uno statunitense di origini coreane, gestisce ristoranti asiatici di alto livello negli Stati Uniti e in Canada. Di recente ha chiesto su Twitter a ristoratori e non solo di inviargli le foto dei locali che frequentano in questo periodo in Cina, Corea del Sud e altri paesi dell’Asia, per farsi un’idea di come si siano regolati i gestori e cosa si potrebbe applicare anche in Occidente. Gli hanno risposto in tanti, segnalandogli un po’ di tutto.
A Shanghai, per esempio, c’è una macchina che disinfetta i clienti prima del loro ingresso nel ristorante.
E con un servizio, con guanti e mascherina, che prevede la disinfezione delle stoviglie direttamente al tavolo, per rassicurare i clienti.
Nei McDonald’s di Pechino tutti i dipendenti lavorano con guanti e mascherine, e segnano la loro temperatura corporea sui pacchi da asporto. A Shenzen, sempre in Cina, per un po’ di tempo i ristoranti hanno usato barriere di plastica trasparente per dividere gli avventori.

Nel complesso, ristoranti e bar hanno adottato soluzioni per accogliere la metà dei clienti rispetto a prima, cosa che ha permesso di distanziare meglio i tavoli. Una costante sono i separatori di plastica, i dispensatori di disinfettante per le mani e i controlli della temperatura quando si entra nei locali. Diversi di questi accorgimenti potrebbero essere adottati anche da noi, meglio metterli in conto.
Noi ci sentiamo domani, non serve prenotazione. Ciao! |
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