Taranto non sarà capitale della cultura per il 2022

Taranto delusa. Tutti erano quasi certi che la sua candidatura a capitale italiana per la cultura 2022 sarebbe andata in porto; invece le cose hanno avuto una conclusione diversa. Pazienza. Onore a Procida, che ha avuto la palma della vittoria. Alla Bimare potrà toccare la prossima volta: ha tutte le carte in regola.

   I tarantini hanno vissuto giorni di grande emozione e hanno postato video e commenti su Facebook per mostrare al mondo le bellezze di cui la regina dello Jonio dispone. Concittadini trasferitisi in altre parti del mondo, studenti, lavoratori, professionisti, imprenditori, hanno telefonato ai loro parenti dalla Cecoslovacchia, dalla Germania, da Bruxelles, persino dal Giappone, per scambiarsi gli auguri, felici della grande occasione offerta e dimostrando che chi per esigenze di Lavoro o altro lascia il nido non lo dimentica mai. Un video sul Web di pochi secondi trasmetteva amore e gioia. Volti belli, gioiosi, sorridenti, come se il riconoscimento fosse già avvenuto e Taranto non dovesse ancora vedersela con altri. Sarebbe stato un trionfo per quella che fu la capitale della Magna Grecia.

   E’ lunghissima la vicenda di Taranto. Nelle prime pagine della Storia della città di Giacinto Peluso si legge che i primi segni d’insediamenti umani nella nostra terra sono quelli dello Scoglio del Tonno, di Porto Saturo, di Torre Castelluccia e di Porto Pirrone. Lo Scoglio del Tonno “per conoscere la storia della nostra città e quella dei nostri lontani progenitori si deduce dai ritrovamenti archeologici… I reperti provenienti dallo Scoglio del Tonno, a detta degli esperti, sono riferibili in cronologia al 2800-2200 avanti Cristo”. Emanuele Carrieri, citato da Peluso, sostiene che nella pima metà dell’VIII secolo a. C. sorgeva una delle più antiche città greche d’Italia: “Tarentum”. Era comprensibile che all’epoca fiorissero leggende, come quella che vuole la presenza, prima dell’arrivo dei Greci, di una città battezzata con il nome del fiume Tara, abitata dagli Japigi.           

   La città ha un passato glorioso, del quale rimane poco, e quello che rimane emerge soprattutto dagli scavi, che presero avvio nel 1882. Tra le sopravvivenze, le due colonne doriche di piazza Castello, che migliaia di turisti ammirano e fotografano. Nessuno può dire di conoscere bene Taranto, perché sono tante le cose che non ci sono più e la costanza dei ricercatori ogni tanto ne scopre qualcuna. Molti di quelli che ogni anno vanno a farsi il bagno a Saturo non sanno che sotto la strada che calpestano per arrivare al mare giacciono scampoli di storia.

   Il professor Francesco Lenoci, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, autore di una trentina di libri, sempre attento allo svolgersi degli avvenimenti, in un suo articolo aveva fornito tutti i particolari che riguardavano l’iter dell’assegnazione del riconoscimento, persino il compito della giuria di indicare al ministro Dario Franceschini, entro i 18 gennaio, il progetto di candidatura più idoneo alla designazione della città Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2022, spiegando che la Puglia era l’unica regione ad avere due “competitor” in finale. “Per il combinarsi delle combinazioni l’audizione di Bari avrà luogo il 14 gennaio alle ore 10.45. quella di Taranto e Grecia Salentina il 15 alla stessa ora. L’audizione di Taranto sarà trasmessa in diretta da Radio Cittadella, nel corso della trasmissione “PartecipiAMO Taranto”.

   Nonostante tutti gli sforzi fatti dalla Regione Puglia e “dalle due finaliste tese ad allontanare il pensiero di un confronto interregionale – ancora Lenoci – è del tutto pacifico che i i pugliesi interessati stanno vivendo questi momenti come se si trattasse di un derby. Sempre per il combinarsi delle combinazioni, il 23 agosto del 2019 sono stato intervistato in diretta presso gli studi di Radio Cittadella, nel corso della trasmissione ‘Le buone notizie’ e ‘inter alia’ ho parlato di quattro capitali: Matera (capitale europea della cultura 2019), Verona: capitale del vino…grazie soprattutto al ‘Vinitaly’;  Milano: capitale della Moda e del design, grazie soprattutto a Milano Fashion Week e al Salone del Mobile’; Taranto, la capitale di mare”.

    Lenoci è di Martina Franca, “patriae decus” di quella splendida città, ricca di sole e di trulli, sede del Festival della Valle d’Itria famoso e apprezzato in tutto il mondo, e di tante altre iniziative di grande livello; e ama Taranto come se fosse la sua seconda patria. Ama la sua anima, il suo splendore, i suoi aspetti più caratteristici, i vicoli, le scalinate, le case del borgo antico che sono come quinte e fondali di teatro (nei miei anni verdi assistetti alla rappresentazione di una commedia di Diego Marturano, “’U cuèrne de Marje ‘a canzìrre” davanti a un pubblico numerosissimo ed entusiasta proprio in uno slargo di fronte a “’u mare peccerìdde”), a dirla con il poeta Alfre o Lucifero Petrosilllo.  

   Lenoci sa tutto di Taranto, ed è in grado anche descrivere i suoi personaggi più salienti del presente e del passato, poeti e scrittori, intellettuali e amministratori; soffre per le sue ferite, per le offese che la città ha dovuto affrontare, le sue speranze vanificate. Ricordo sempre agli amici ciò che disse in una delle sue conferenze al Castello Aragonese: “Taranto, la capitale del mare… mi piace il nuovo slogan…mi intriga il nuovo logo. Per troppo tempo Taranto ha voltato le spalle al mare, alla sua ricchezza, alla sua bellezza. Da adesso in avanti quel mare Taranto se lo riprende, quelle onde se le cuce addosso, con orgoglio. Da adesso in avanti Taranto indossa un vestito nuovo”.

   Parole bellissime, parole d’amore. E proseguiva: “Taranto capitale di mare è molto di più di uno slogan: è insieme un obiettivo e un’azione. Taranto torna a fare del mare un capitale. Taranto torna ad essere del mare un capitale…”. Ancora: “Lo spot per Taranto capitale italiana della cultura 2022 declina una frase della scrittrice danese Karen Blixen: “La cura per ogni cosa è l’acqua salata: sudore, lacrime, o il mare”. Quanto hanno da dire sulle lacrime e il sudore i pescatori del borgo antico, che il poeta ed etnologo Alfredo Nunziato Majorano ascoltava nelle sue peregrinazioni  in via Garibaldi fino alla dogana, per sentire i suoni del dialetto. Lenoci disse anche che è di tutta evidenza il “fil rouge” con Taranto capitale di mare, la cui locandina è azzurra, come il mare. Ma è di tutta evidenza anche il derby con Bari capitale italiana per la cultura 2022: sulla sua locandina gialla risalta il seguente slogan: “La cultura vien dal mare”. E ricordò la poetessa del Naviglio, Alda Merini, che soggiornò per quattro anni a Taranto e a Crispiano nella villa di un altro grande poeta, Michele Pierri, suo marito, primario traumatologo all’ospedale Santissima Annunziata. L’occasione di questo discorso fu la presentazione al Castello Aragonese del libro e della mostra di Cataldo Albano: “Taranto 2 mari, 1 anima”: un vero maestro dell’obiettivo, che vive a Verona con l’amore per Taranto, per la città vecchia, ricca di fascino di fascino dalla discesa Vasto al ponte di pietra e da qui tornando al Castello Aragonese.

   La speranza è l’ultima a morire. E tantissimi sono convinti che Taranto avrà un’altra “chance”. Non per niente è la città di Archita, e tra l’altro del museo archeologico colmo di testimonianze antiche, compresi gli ori di Taranto. A proposito di questi gioielli, tanti anni fa dedicò un libro per l’Italsider Giuseppe Francobandiera, colto, intelligente e dinamico direttore del circolo culturale dell’azienda, circolo che aveva sede nella masseria Vaccarella, dove organizzava tante iniziative prestigiose, tra cui il “Teatro sull’erba”, ospitando tra gli altri Luca De Filippo, conferenze (ricordo quelle tenute da Gianni Brera, Morando Morandini e altri. Anni dopo fu Mondadori, in occasione della mostra degli ori a Milano organizzata dalla Provincia e dalla stessa casa editrice, a pubblicare un bellissimo, voluminoso catalogo. Insomma Taranto ha da mostrare al mondo bellezze antiche e moderne che moltissimi non conoscono, anche tra gli abitanti della città.

                                                                             Franco Presicci

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