“Terra&Aria pulita”, si è parlato di territorio con il Comitato del No al digestore

 ALIFE – In che contesto andrebbe ad inserirsi un biodigestore da 75.000 tonnellate annue nella zona Asi di Alife? Questa è stata la domanda che ha lanciato il Comitato Cittadino per la Tutela della Salute e dell’Ambiente come spunto di riflessione dell’evento “Terra&Aria pulita”, che si è svolto venerdì 8 maggio nella Sala Consiliare di Alife. Evento che si è aperto con una lettera scritta da Don Alfonso De Balsi sull’opuscolo contenente il programma dei festeggiamenti in onore di Sant’Anna le cui parole fan ben riflettere quanti vogliono continuare a vivere in una terra sana: “[…]informarci e partecipare attivamente ad ogni iniziativa per la salvaguardia del nostro territorio non è solo un dovere civile per la salute di tutti, ma anche un dovere cristiano perché Cristo è venuto sulla terra per salvare tutti gli uomini e tutto l’uomo, anima e corpo[…]”. Necessaria è dunque la “consapevolezza di essere una comunità unita e compatta contro ogni abuso del luogo dove abitiamo”, come ha scritto Don Alfonso.

Accorato l’intervento dell’agronomo Vincenzo Nisio che ha evidenziato come l’inquinamento ambientale, la salute pubblica e il futuro sono i tre fondamentali aspetti a supporto del NO alla realizzazione del biodigestore. Futuro, appunto, perché è quello ad essere compromesso più di tutti, sarebbe disastroso togliere la forza e la possibilità alle imprese agricole locali di continuare a vivere grazie alle produzioni di eccellenza e la possibilità di poter conservare il territorio e renderlo disponibile e sano per chi viene dopo di noi. L’aria pura è il primo alimento e il primo medicamento, lo diceva Ippocrate, ma noi troppo spesso ne sottovalutiamo l’importanza restando passivi. L’alto casertano e il Matese vive di agricoltura, di turismo, di tradizione e di cultura, è terra di produzioni eccellenti e lo è sempre stata. Abbiamo iniziato a costruire l’agricoltura diversi secoli fa, nel 1700 c’erano circa 20.000 contadini su una popolazione di circa 40.000 individui. L’unica risorsa di questa grande terra è la qualità dell’ambiente. Lo stato di fatto dell’agricoltura locale versa già in grosse difficoltà e non può subire incoscienze, l’80% delle nostre aziende si serve di questo territorio come veicolo commerciale per i propri prodotti: latte, miele, formaggi, olio da olive, legumi, piccoli frutti, ortaggi etc. Coltiviamo circa 30.000 ettari di superficie agricola su poco più di 40.000 ettari totali, evidentemente è un territorio che si mantiene su sani principi agricoli e sulla salubrità. Per finire, si danneggerebbe anche una delle colture più importanti della nostra terra: l’olio ricavato dalle olive. Abbiamo una storia millenaria e stiamo puntando tante risorse sulla cultura dell’Ulivo e dell’olio, nell’alto casertano ci sono circa 350.000 alberi monumentali su una superficie di circa 3000 ettari che regalano un prodotto peculiare ancora da scoprire fino in fondo. Ricco di squalene, un importante idrocarburo, l’olio ricavato dalle olive di varietà Tonda del Matese, non può essere minacciato da alcun tipo di inquinamento.

A continuare Antonio De Cristofaro, vicedirettore del dipartimento di agricoltura, ambiente e alimenti dell’Università del Molise, docente di apicoltura e responsabile scientifico del progetto C.A.R.A. Terra. Ed proprio grazie a questo progetto che recentemente è stata accertata la salubrità dell’aria dell’alto casertano. Un progetto, costola del Co.Na.Pro.A., vincitore del premio Oscar Green 2014, che ha permesso di constatare la salubrità del nostro territorio attraverso le api e quindi il biomonitoraggio ambientale: ogni alveare infatti garantisce 10 milioni di microprelievi giornalieri di acqua, aria, suolo e vegetazione, coprendo una superficie di 7kmquadrati. Da ogni alveare è prelevato il materiale da esaminare alla ricerca dei principali inquinanti: metalli pesanti e polveri sottili. Dati fondamentali considerando anche la presenza di apicoltori che operano sul territorio alifano.

Anche Slow Food da anni si impegna sulla diversità biologica in agricoltura. Ed è proprio della tutela e della promozione di tale ricchezza che ha parlato Domenico Gaudio, fiduciario Slow Food Matese, partendo dal neonato Presidio della Cipolla di Alife ma focalizzando l’attenzione anche su altri numerosi ecotipi locali da promuovere, valorizzare e far conoscere oltre il nostro territorio, dall’olio alla frutta, dai cereali ai legumi passando per i formaggi.

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