Truffa all’Asl di Caserta, arrestati primario e la moglie, lei è la sorella dell’ex boss Pasquale Scotti

Truffa aggravata al Servizio sanitario nazionale, ma anche associazione a delinquere aggravata, peculato, corruzione e falsità ideologica sono i reati contestati a vario titolo a sei indagati destinatari di provvedimenti cautelari emessi dal gip del tribunale Santa Maria Capua Vetere. Un indagato è in carcere, due ai domiciliari, due sono raggiunti da misure interdittive nei rapporti con la pubblica amministrazione, mentre l’ultimo ha un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Si tratta di un medico primario del reparto di Patologia Clinica dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano’ di Caserta, Angelo Costanzo, e la moglie Vincenza Scotti, titolare del laboratorio privato di analisi “Sanatrix” in provincia di Napoli, nonché sorella dell’ex latitante Pasquale Scotti, legato in passato alla Nuova Camorra Organizzata (che negli anni 70 /80 faceva capo a Raffaele Cutolo), sono finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di un’indagine dei carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Secondo l’accusa, avevano organizzato un’associazione a delinquere dedita alla commissione di svariate truffe ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Sei in tutto le persone coinvolte nell’inchiesta: una in carcere, due agli arresti domiciliari (i due coniugi), due misure interdittive dei rapporti con la pubblica amministrazione e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Diversi i reati contestati agli indagati: si procede infatti oltre all’ associazione a delinquere aggravata dalla commissioni di fatti di peculato i sei indagati sono accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e truffa aggravata. La misura cautelare è giunta all’esito di un lavoro investigativo originato dai contenuti delle intercettazioni telefoniche volte alla cattura dell’allora latitante Pasquale Scotti, esponente della Nco di Raffaele Cutolo, attiva su Napoli e provincia negli anni 70 e 80. Le intercettazioni della Dda di Napoli hanno consentito di porre fine alla latitanza di Scotti, disvelando un diffuso malaffare presso l’Azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta. Stando alle indagini, tra il 2015 e il 2017, il medico primario del reparto di Patologia clinica dell’Azienda ospedaliera di Caserta, insieme a sua moglie, sorella del latitante Scotti e titolare di un laboratorio privato di analisi della provincia di Napoli, avevano piegato la struttura sanitaria pubblica alle esigenze del centro privato, distraendo indebitamente a beneficio di quest’ultimo beni strumentali in dotazione alla struttura sanitaria pubblica come macchinari, personal e reagenti chimici. Le indagini hanno altresì disvelato l’esistenza di un sodalizio criminoso caratterizzato da un’articolazione ripartizione di compiti. Una fidata collaboratrice del medico primario prima citato, anche lei in carcere, otteneva da rappresentanti di una ditta fornitrice e destinatari del provvedimento interdittivo dai rapporti con la pubblica amministrazione, compensi in danaro o soggiorno nelle isole partenopee in cambio dell’attribuzione di forniture di beni strumentali e diagnostici per l’ospedale non legate al reale fabbisogno del laboratorio. Gli ordini, per lo più inutili, venivano commissionati alla ditta che maggiormente i dimostrava disposta a versare la tangente. Il costo dell’approvvigionamento ha raggiunto, in un anno, persino la somma di 18 milioni di euro. Attraverso questo meccanismo la collaboratrice del primario si era inoltre procurata il denaro necessario alla corruzione di un pubblico ufficiale per ottenere il superamento delle prove di un concorso per l’arruolamento nell’Esercito italiano a favore di propri figli. In questo ambito si inserisce la misura dell’obbligo di presentazione alla Pg a carico di un militare dell’Esercito che ha promosso la mediazione illecita. All’interno del laboratorio venivano, inoltre, effettuate analisi di laboratorio di “piacere”, effettuate senza corrispondere alcuna somma: prestazione che talvolta arrivavano ammontavano a 250 euro. Accertati illegittimi allontanamenti dal servizio, assenze attribuite a falsi stati di malattie, nonché casi di interruzioni del turno di servizio, prevalentemente quello notturno, al fine di intrattenere rapporti amorosi all’interno dei locali del laboratorio approfittando della ridotta presenza dei colleghi. Le perizie tecniche effettuate sulla strumentazione utilizzata presso il reparto di patologia clinica per l’esecuzione degli esami diagnostici e gli accertamenti documentali della Pg hanno permesso di dimostrare che almeno il 10% degli esami eseguito, nel periodo in esame, non risultavano collegati ad attività istituzionale, ma erano riconducibili ad esami illeciti. Il danno erariale stimato per difetto e’ di 1 milione 800mila euro annui. Un altro aspetto dell’inchiesta riguarda “una serie di allontanamenti illegittimi dal lavoro da parte di Costanzo. Le assenze venivano attribuite falsamente a stati di malattia, per cui sono state prodotte false certificazioni mediche, al fine di evitare di limitare  i periodi di ferire effettivamente spettanti. La falsa malattia veniva fruita spesso per incrementare il periodo di ferie in località balneari e, in un caso specifico, addirittura per assistere ad un incontro di Champions League tenutosi in una regione del Nord Italia”.

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