Un farmaco contro le forme gravi di COVID-19  – Sul Coronavirus, dal Post

In due anni di pandemia sono stati sviluppati vaccini efficaci contro il coronavirus e farmaci per le forme lievi di COVID-19, mentre ci sono stati pochi progressi nello sviluppo di medicinali specifici per trattare le forme gravi della malattia causata dal coronavirus, quelle che rendono necessario il ricovero in ospedale e che in alcuni casi possono portare alla morte. Un farmaco sperimentale, inizialmente sviluppato per trattare alcune forme di tumore, potrebbe cambiare le cose.

La sabizabulina si è infatti rivelata utile nel ridurre il rischio di polmonite e morte tra i malati gravi di COVID-19, al punto da spingere Veru, l’azienda statunitense che la sta sperimentando, a sospendere i test clinici per accelerare il processo di autorizzazione del farmaco. Gli esiti della sperimentazione non sono stati ancora pubblicati: è quindi necessaria qualche cautela, anche se le prime informazioni circolate sui test clinici sono ritenute molto promettenti dagli esperti.

L’amministratore delegato di Veru, Mitchell Steiner, a inizio settimana ha detto che: «La sabizabulina è il primo farmaco a dimostrare una riduzione delle morti e dei ricoveri significativa sia dal punto di vista statistico sia dal punto di vista clinico: ciò rappresenta un grande passo avanti».

Il farmaco interviene sui meccanismi di trasporto di alcune sostanze tra le cellule (e al loro interno), attraverso i tubuli del citoscheletro, l’impalcatura filamentosa che aiuta la cellula a mantenere la propria forma e assolve a diverse altre funzioni. La sabizabulina riduce la funzionalità dei tubuli, sfruttati dal coronavirus per muoversi tra le cellule e portare avanti l’infezione: la ridotta mobilità rallenta la replicazione del virus, lasciando all’organismo più tempo per organizzare una risposta immunitaria adeguata e non sovradimensionata, che a sua volta può portare a ulteriori complicazioni per il paziente. 

Nel corso dei test clinici, Veru ha impiegato la sabizabulina su circa 150 volontari divisi in due gruppi: uno ha ricevuto il farmaco e l’altro una sostanza che non faceva nulla (placebo). Nel gruppo del placebo, circa la metà dei 52 partecipanti è morta entro 60 giorni dai primi sintomi di COVID-19, nonostante l’assistenza da parte dei medici in ospedale con i protocolli elaborati finora. Nel gruppo della sabizabulina, il tasso di mortalità è stato invece del 20 per cento tra i 98 volontari, che avevano forme altrettanto gravi di COVID-19 rispetto al gruppo di controllo con placebo.

Visti i risultati molto positivi, il comitato di controllo indipendente che ha seguito la sperimentazione ha deciso di interrompere i test per sveltire i processi di autorizzazione di emergenza.

Veru ha detto di voler presentare entro poche settimane una richiesta di autorizzazione del farmaco alla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia federale statunitense che si occupa dei farmaci. Il medicinale sarà somministrato in ambiente ospedaliero e il suo impiego consiste nell’assunzione di una capsula al giorno per un massimo di tre settimane. 
150mila
L’Istituto superiore di sanità (ISS) ha stimato che grazie alla campagna vaccinale contro il coronavirus si sono evitati circa 8 milioni di casi, più di mezzo milione di ricoveri in ospedale e circa 150mila morti. La stima è riferita al periodo tra il 27 dicembre 2020, quando iniziò la somministrazione dei vaccini nel nostro paese, e il 31 gennaio 2022. 

I calcoli sono stati effettuati con un metodo simile a quello solitamente impiegato per stimare l’impatto dei vaccini antinfluenzali, ha spiegato l’ISS: «Questo approccio si basa sull’idea che l’impatto settimanale della vaccinazione sugli eventi studiati (casi notificati COVID-19, ricoveri, ricoveri in terapia intensiva e decessi) può essere stimato combinando l’efficacia vaccinale verso l’evento di interesse, la copertura vaccinale settimanale e il numero settimanale di eventi osservati».

Nel solo mese di gennaio 2022, quando era prevalente la variante omicron, la vaccinazione ha permesso di evitare 5,2 milioni di casi di infezione, 228mila ricoveri in ospedale e 74mila morti.

Quarta dose
In molte regioni italiane è iniziata la somministrazione della quarta dose del vaccino contro il coronavirus per le persone con più di 80 anni. Da lunedì sono state vaccinate alcune centinaia di individui. Le prenotazioni sono state aperte da pochi giorni, dopo la diffusione di una nota del ministero della Salute, dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e dell’Istituto superiore di sanità (ISS) che autorizzava la somministrazione di un vaccino a mRNA (di Pfizer-BioNTech o Moderna) alle persone con più di 80 anni e agli ospiti delle residenze per anziani. Il ministero non la chiama “quarta dose”, bensì “second booster”, cioè la seconda dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale con due dosi.

L’autorizzazione della quarta dose a un’intera fascia d’età, la più a rischio, è arrivata quasi un mese dopo l’inizio della somministrazione alle persone immunodepresse e con altri problemi al sistema immunitario, i cosiddetti fragili. Anche gli immunodepressi, come gli anziani, possono ricevere il vaccino nuovamente purché sia trascorso un intervallo minimo di 120 giorni dal primo richiamo. Finora sono state somministrate oltre 70mila dosi alle persone immunodepresse su una platea di 791.376.
La settimana
I grafici qui sopra mostrano un lento ma costante miglioramento nell’andamento dei contagi in Italia, dopo il periodo di marzo in cui si era registrato un aumento significativo dei casi positivi. Negli ultimi sette giorni i casi positivi sono stati 431.452, a fronte dei 467.953 rilevati nella settimana precedente. I decessi sono tornati a diminuire dopo il leggero aumento nelle tre settimane precedenti. Nelle terapie intensive gli ingressi settimanali sono stabili da oltre un mese.

Il grafico qui sotto mostra invece la percentuale di malati di COVID-19 in terapia intensiva rispetto al totale dei posti disponibili in questi reparti, regione per regione. La Sardegna è l’unica regione ad avere superato la soglia di attenzione del 10 per cento stabilita dal ministero della Salute, ma in questa nuova fase senza suddivisione per zone di rischio lo sforamento non implica l’adozione di limitazioni diverse dalle ormai poche presenti in tutta Italia. Altre regioni con un numero importante di ricoveri COVID-19 in terapia intensiva sono Umbria, Molise, Calabria e Lazio.
Obbligo
La scorsa settimana il Parlamento tedesco ha bocciato una proposta di legge sull’obbligo vaccinale per chi ha più di 60 anni, in quella che è stata definita la prima grande sconfitta del cancelliere Olaf Scholz dall’inizio del suo mandato. Prima del voto si riteneva che i numeri in Parlamento fossero in equilibrio, ma le forze politiche contrarie si sono rivelate in discreta maggioranza: dei 674 votanti, 378 hanno votato contro e solo 296 a favore (9 astenuti).

Uno dei motivi per cui sono mancati i voti è che il governo aveva lasciato liberi i vari partiti della coalizione – Socialdemocratici, Verdi e liberali dell’FDP – di votare come volevano, e molti membri più anziani dell’FDP si sono rivelati contrari alla proposta di legge, perché considerata una violazione dei diritti civili. La CDU invece aveva imposto un indirizzo di voto ai propri parlamentari.

Party
È un po’ che non ne parliamo, ma ci sono stati sviluppi sulle feste organizzate  durante la pandemia al numero 10 di Downing Street, la residenza di Johnson, in violazione delle limitazioni allora in vigore. 

Il primo ministro Boris Johnson e il ministro dell’Economia Rishi Sunak hanno ricevuto dalla polizia di Londra notifiche su multe da pagare, di cui non si conosce l’importo. Le indagini in questi mesi hanno riguardato 12 incontri avvenuti tra il 15 maggio 2020 e il 16 aprile 2021 durante il primo lockdown. La polizia in precedenza aveva già emesso più di 50 multe. Non si sa chi siano le altre persone multate: i nomi di Johnson e Sunak sono stati fatti perché il governo aveva promesso di far sapere se tra i multati ci fossero stati anche loro. Shanghai
Nonostante il rigido lockdown avviato a fine marzo, a Shanghai i casi positivi al coronavirus rilevati continuano a essere in forte crescita, con aumenti senza precedenti dall’inizio della pandemia. Nelle ultime 24 ore nella città, tra le più popolose in Cina con circa 25 milioni di abitanti, sono stati rilevati oltre 27mila contagi. Milioni di persone sono costrette da settimane a rimanere chiuse in casa, con grandi difficoltà nel reperire cibo, medicinali e altri beni di prima necessità. A inizio settimana in alcune aree di Shanghai è stato deciso un parziale allentamento delle limitazioni, ma le autorità locali non hanno fornito informazioni su come e quando sarà rimosso il lockdown.

L’ondata di contagi di Shanghai è la crisi sanitaria più grande per il governo cinese dai tempi di Wuhan, la città dove furono identificati i primi casi di COVID-19 a inizio 2020.

Soprattutto su Weibo, il principale social network cinese, sono via via comparsi messaggi e post di persone disperate, impossibilitate a uscire di casa e in grande difficoltà nel procurarsi cibo e altri rifornimenti. Il governo ha disposto l’invio di aiuti, con la consegna di razioni per chi è isolato, ma stando alle informazioni che circolano sui social network le consegne avvengono di rado e non ci sono risorse per una città così estesa e con così tanti abitanti.

Non potendo fare affidamento sui rifornimenti delle autorità, molte persone si sono industriate organizzando gruppi di acquisto, un fenomeno simile a quello che si era verificato a Wuhan a inizio pandemia e in altre città del mondo dove erano stati applicati rigidi lockdown. Gruppi di vicini, a volte interi condomini, si mettono d’accordo su WeChat e altri sistemi di messaggistica, facendo ordini per la consegna di pane, latte e altri alimenti. I negozi con merce ancora disponibile segnalano i loro prodotti sui social network, cercando di coordinare le proprie attività con quelle dei fattorini che effettuano le consegne.

Entrando in contatto con i clienti, i fattorini non possono rientrare a casa propria e non possono nemmeno utilizzare i centri dove sono raccolte le persone positive. Molti dormono in luoghi riparati all’aperto, sotto i ponti e i cavalcavia con un sacco a pelo e pochi altri averi. L’alta domanda consente loro di avere buoni ricavi, ma il lavoro è comunque difficile è c’è sempre il rischio di non poter effettuare una consegna, nel caso in cui gli amministratori di un quartiere abbiano adottato regole più rigide.

Alcuni uffici e fabbriche hanno deciso di non chiudere proponendo ai loro dipendenti di lavorare e vivere sui posti di lavoro, in modo da costituire “bolle” isolate dal resto della popolazione e ridurre i rischi di nuovi contagi continuando a lavorare.

La città è stata divisa in migliaia di piccole zone a ciascuna delle quali è attribuito un livello di gravità, tra tre disponibili. Le autorità delle singole zone applicano più o meno rigidamente le regole, a volte in maniera arbitraria, esacerbando gli animi specialmente tra chi viene costretto a raggiungere i centri di isolamento se trovato positivo. Negli ultimi giorni all’esasperazione si è aggiunto il malcontento.

     Il Post sta seguendo la guerra in Ucraina con un liveblog giornaliero e numerosi approfondimenti, raccontando e verificando le notizie, man mano che arrivano.    Vaccini
I vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna si sono rivelati essenziali per tenere sotto controllo la pandemia, riducendo molto i rischi di ammalarsi di forme gravi di COVID-19, con tutto ciò che ne consegue. Il loro impiego è però avvenuto per lo più in Occidente, sia a causa del loro prezzo sia per le difficoltà nel distribuirli, dovendo essere conservati in congelatori piuttosto potenti. 

Le cose potrebbero cambiare a breve grazie ad alcuni nuovi vaccini a mRNA, già in fase di test, che possono essere conservati nei normali frigoriferi e trasportati più facilmente. Alcuni hanno già dato risultati incoraggianti e potrebbero rendere accessibili le soluzioni a mRNA anche ai paesi più poveri, contribuendo alla diffusione di un sistema con enormi potenzialità non solo per le vaccinazioni contro il coronavirus. 

Immunità
Tre diverse ricerche hanno rilevato che le persone che hanno avuto il coronavirus beneficiano di una prolungata protezione se sono state anche vaccinate. Uno degli studi ha inoltre mostrato come un’immunità “ibrida”, stimolata dalla vaccinazione e dall’infezione virale, conferisce una protezione di lunga durata e altamente efficace contro la COVID-19 per almeno sei-otto mesi dal completamento della vaccinazione.

I dati sono riferiti a rilevazioni effettuate prima della diffusione della variante omicron, quindi gli esiti degli studi potrebbero raccontare uno scenario un po’ diverso dall’attuale. Altre analisi sono in corso, anche perché se fossero confermate potrebbero portare a nuovi sistemi per stabilire modalità e durata dei certificati vaccinali e di guarigione, nei paesi che decideranno di mantenerli per diverso tempo.


Carta
Nelle ultime settimane le associazioni di categoria hanno più volte pubblicamente sottolineato una situazione allarmante riguardo a prezzo e reperibilità della carta destinata all’editoria, cioè ai libri e ai giornali di carta. Il settore deve infatti fare i conti con aumenti consistenti dei costi della materia prima, che si registrano già da un paio d’anni a causa della pandemia, ma che sono cresciuti ulteriormente con l’aumento globale dei prezzi dell’energia. Questo aggravio delle spese rischia di avere effetti pesanti sulla sostenibilità economica delle aziende giornalistiche, già danneggiate dalla costante riduzione dei ricavi in corso da circa vent’anni.

Tra il 2020-2021 si era assistito a una crescita del costo della materia prima, la cellulosa, dovuta a un aumento della domanda post-pandemia, a trasporti più problematici e costosi, a una produzione che ha bisogno di tempo per rispondere a variazioni nelle richieste. 

La cellulosa proviene per lo più da piantagioni del Nord Europa e del Sud America che devono rispettare determinati criteri di sostenibilità, e la sua importazione ha subìto i ritardi conseguenti alle crisi del commercio mondiale e della supply-chain seguite alla pandemia. Su questa tendenza al rialzo si è infine inserito il forte aumento dei prezzi dell’energia.

Questo incremento delle spese di produzione, oltre a mettere in crisi il settore delle cartiere, si riflette, almeno in larga parte, su chi compra la carta. Il consumo di “carta grafica” in Italia è stimabile in 2-3 milioni di tonnellate l’anno, mentre la produzione nazionale è calata dai quasi 4 milioni del 2007 a 1,9 nel 2021, anche per effetto della riconversione di molte aziende alla produzione di imballaggi. La richiesta di questi prodotti è stata ultimamente in rialzo in tutto il mondo: non solo per la crescita dei settori dell’e-commerce e della consegna a domicilio, ma anche per la progressiva sostituzione della plastica per imballaggi con alternative riciclabili in carta.
  Siamo molto contenti di annunciarvi che domani (venerdì) inizia un nuovo podcast settimanale del Post! Si chiama Ci vuole una scienza e ogni venerdì racconterà non solo le ultime novità scientifiche, ma anche il modo in cui vengono comunicate e il loro impatto sulle nostre vite. Ci vuole una scienza è condotto dalla divulgatrice scientifica Beatrice Mautino e da Emanuele Menietti, giornalista del Post.

Questi ultimi anni sono stati probabilmente la prova più concreta dell’importanza della scienza e della sua comunicazione nelle nostre vite, con una sua presenza senza precedenti nel dibattito pubblico. Parole e concetti sconosciuti, o che avevamo imparato a scuola e poi dimenticato, sono diventati familiari e sono finiti nelle nostre discussioni, forse più di quanto avremmo voluto.

Il mondo della scienza ci appare distante anche a causa della mancanza di una cultura della discussione pubblica sui temi scientifici e in ultima istanza su come funziona, la scienza. Ci sorprendiamo ogni volta che una nuova ricerca cambia o smentisce ciò che davamo per scontato e non sempre ci vengono dati gli strumenti per capire che la scienza è un processo, un sistema in continua evoluzione e tutt’altro che infallibile.

Proveremo a scoprirlo e a capirlo insieme. Potrete ascoltare Ci vuole una scienza gratuitamente sull’app del Post (si scarica qui), ma anche sulle principali piattaforme come Spotify, Apple Podcast, Amazon Music e Google Podcast. Consideratevi invitati e invitate all’ascolto. In fin dei conti è un esperimento: scientifico.

Noi torniamo a scrivervi giovedì prossimo.

Ciao!

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