Un giorno qui sarà tutto mascherine – Sul Coronavirus, dal Post

Avete messo la mascherina per uscire di casa oggi?

Da un paio di giorni dobbiamo indossarla praticamente sempre, come previsto dal nuovo decreto legge approvato dal governo e che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha illustrato mercoledì sera nel corso di una conferenza stampa. Le nuove regole hanno creato un po’ di confusione sulle circostanze in cui sia ancora possibile restare senza mascherina, questa guida rapida potrebbe tornarvi utile.

Conte ha anche pubblicato sui social network una sua fotografia con scritto “La mascherina ci salva. Usiamola sempre” per incentivare a rispettare le regole. Ma è proprio vero che le mascherine sono la salvezza?

Se lo chiedono da mesi i ricercatori e, anche se non si è ancora arrivati a una risposta definitiva, sulla base dei dati raccolti e degli esperimenti svolti dall’inizio della pandemia possiamo dire che le mascherine contribuiscono a salvare vite
Naturalmente alcune ricerche sull’utilizzo delle mascherine e sulla diffusione di particolari malattie erano già state svolte in passato, ma spesso su campioni ristretti della popolazione e senza risultati convincenti.

Una ricerca preliminare pubblicata all’inizio di agosto, e basata sui dati raccolti in 200 paesi, ha rilevato che la letalità pro capite settimanale nei luoghi in cui si utilizzavano mascherine era quattro volte inferiore rispetto ad altre aree con scarso impiego delle protezioni. Un altro studio svolto negli Stati Uniti ha stimato che l’obbligo di mascherina e distanziamento fisico imposto a livello statale (non c’è mai stato un obbligo a livello federale) abbia evitato almeno 450mila contagi.

Il problema degli studi di questo tipo è che assumono che gli obblighi siano rispettati dalla popolazione, anche se non è possibile verificarlo. Le mascherine sono inoltre solo un pezzo dello storia: distanziamento fisico, utilizzo degli igienizzanti per mani e superfici, minore circolazione delle persone e sospensione degli eventi pubblici contribuiscono sicuramene a limitare la circolazione del virus.

Consapevoli di questi limiti, alcuni ricercatori si sono messi a studiare e misurare l’efficacia delle mascherine in ambienti controllati. A Hong Kong, per esempio, hanno messo in una gabbia criceti sani e in un’altra criceti infetti con il coronavirus. Poi hanno messo le due gabbie a contatto, verificando quanti criceti sani contraessero il virus; l’esperimento è stato poi ripetuto inserendo tra le due gabbie un pannello fatto di mascherine chirurgiche. Senza la barriera, circa due terzi dei criceti sani hanno contratto il coronavirus. Nell’esperimento con le mascherine, invece, solo un quarto dei criceti è stato contagiato. 

Abbiamo raccolto molte altre informazioni su cosa abbiamo imparato sulle mascherine dall’inizio della pandemia qui, con molti altri esempi e spiegazioni su come funziona il contagio da coronavirus.
La cosa importante da ricordare è che indossare una mascherina non serve solamente a proteggere noi stessi, ma anche gli altri. 
 

La settimana
La decisione del governo di rendere obbligatorio l’uso della mascherina anche all’aperto è derivata dall’andamento della pandemia in Italia, con un aumento dei casi positivi diventato piuttosto preoccupante negli ultimi giorni. Anche se non siamo in difficoltà come Francia, Spagna e Regno Unito, nell’ultima settimana è stato registrato un aumento di casi pari al 54 per cento rispetto ai sette giorni precedenti: un totale di 20.989 nuovi casi positivi.

Sono aumentati anche i decessi: 165 nell’ultima settimana, pari al 20 per cento in più rispetto a quella precedente.

Scuola
L’Istituto Superiore di Sanità segnala che saranno necessari ancora diversi giorni per capire se la riapertura delle scuole abbia avuto un impatto significativo sull’andamento della pandemia. Chi ha bambini che vanno a scuola si fa invece un sacco di domande pratiche e non è semplice districarsi tra tutte le regole. Se un alunno è positivo i suoi compagni di classe restano in isolamento? E i loro familiari? Le lezioni proseguono? Chi decide a chi fare il tampone?
Abbiamo raccolto un sacco di altre domande qui, naturalmente dandovi tutte le risposte. Se avete una chat di classe su WhatsApp, potete condividere il link (ormai lo sapete che ci piace essere utili a più persone possibili).

Rientri
Chi arriva in Italia da Belgio, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca e Spagna deve fare il tampone.

?‍♂️ A proposito di Francia, a causa della pandemia quest’anno niente Parigi-Roubaix, una delle corse ciclistiche più famose e importanti al mondo.

Stato di allarme
In Spagna il governo imporrà lo “stato di allarme” alla comunità autonoma di Madrid con l’obiettivo di contenere l’epidemia da coronavirus. Lo “stato di allarme” è riconosciuto dalla Costituzione spagnola e permette al governo – sia centrale che regionale, a seconda di chi lo attiva – di limitare alcune libertà fondamentali in situazioni di particolare emergenza. 


“Una benedizione di Dio”
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha parlato di “benedizione di Dio” mentre parlava del miglioramento delle sue condizioni di salute, dopo avere ricevuto una dose di un farmaco sperimentale prodotto dalla società di biotecnologie Regeneron. Al momento non ci sono elementi per sostenere con certezza che sia stato quello specifico medicinale a ridurre i sintomi di Trump, considerato che i medici gli avevano fatto assumere diversi altri farmaci e che ogni paziente risponde in modo diverso a un’infezione da coronavirus. 

Il farmaco di Regeneron si chiama REGN-COV2 ed è stato definito un “cocktail di anticorpi artificiali” (anticorpi monoclonali) progettati per legarsi ad alcune specifiche proteine dell’involucro del coronavirus, in modo che queste non riescano a legarsi alle membrane delle cellule, che vengono poi sfruttate dal virus per replicarsi. Il farmaco è però nelle prime fasi di sperimentazione e non è vero che sia disponibile in “centinaia di migliaia” di dosi come sostenuto da Trump. 

K
In questi ultimi mesi si è parlato spesso di R, quello che indica la media di persone contagiate da un portatore del virus, ma c’è un numero che è altrettanto se non più importante, nonostante sia meno conosciuto. È k, il cosiddetto “fattore di dispersione”, un concetto di cui si è parlato talvolta anche sui giornali (e anche sul Post) ma che secondo l’Atlantic è comunque «la variabile trascurata che è la chiave della pandemia». È il momento di farne la conoscenza.

Benvenuti
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Ci sentiamo martedì, e che sia un weekend pieno di cose belle, oltre che di mascherine. Ciao!

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