Un vaccino in vacanza – Sul Coronavirus, dal Post

Ormai da qualche settimana in molti hanno iniziato a chiedersi come faranno a conciliare le date della loro vaccinazione con le ferie estive. Il tema sembra essere piuttosto sentito e ha attirato anche l’attenzione del New York Times, che giovedì ha pubblicato un articolo titolandolo: «La spinta delle vaccinazioni in Italia deve fare i conti con un’istituzione sacra: le vacanze estive». Il sommario spiega efficacemente il dilemma di molti connazionali: «La campagna di vaccinazione nel paese sta accelerando, ma si sta per infrangere sul periodo delle ferie, con timori da parte delle istituzioni che alcuni preferiscano partire invece di ricevere la loro dose».

Al di là di come ci vedono gli altri da fuori, esercizio sempre utile per conoscersi un po’ meglio, il problema delle ferie e delle vaccinazioni interesserà nei prossimi mesi milioni di persone. Al momento non sembra esserci una soluzione, anche se il confronto prosegue tra alcune regioni, che vorrebbero poter vaccinare i turisti, e il governo con una posizione ancora non ben definita.

Intervistato di recente sul tema, il commissario straordinario all’emergenza coronavirus, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ha provato a ridimensionare la questione: «È bene che chi va in vacanza regoli le proprie vacanze in funzione dell’appuntamento vaccinale. […] Sono aperto a qualsiasi proposta che le regioni vorranno farmi; ovviamente a tutto c’è un limite che è il pragmatismo, se facciamo voli pindarici e invenzioni, io non ci sto». Non tutti hanno gradito le dichiarazioni di Figliuolo, considerato che era stato lo stesso generale a ventilare l’ipotesi dei vaccini in vacanza qualche settimana prima.

Il problema principale delle vaccinazioni dei turisti nei luoghi di vacanza è che il sistema di prenotazione dei vaccini è gestito dalle singole regioni, sulla base di una lista di persone registrate nei sistemi informatici dei servizi sanitari regionali. Dato che non c’è un registro nazionale, i richiami per le seconde dosi sono quindi affidati alle regioni, che devono tenere conto anche delle dosi di vaccino a disposizione. Per vaccinare i turisti i loro sistemi di prenotazione dovrebbero essere in grado di condividere i dati, ma poiché ogni regione ha scelto il proprio sistema in autonomia ci potrebbero essere problemi di compatibilità.

C’è poi il tema della disponibilità delle dosi. Da aprile sono distribuite alle regioni sulla base della popolazione residente, e non più sulla base degli obiettivi del piano vaccinale, come avveniva in precedenza. Questo vuol dire che ogni regione ha a disposizione un numero di dosi che non comprende l’eventualità di vaccinare anche persone non residenti (esclusi i domiciliati non residenti che abbiano però il medico di famiglia in quella regione). La proposta di vaccinare i turisti comporterebbe quindi la necessità di una compensazione delle dosi tra territori. Le regioni non sono però mete di turismo estivo tutte allo stesso modo: alcune dovrebbero ricevere molte più dosi di altre, con la possibilità che si crei un rallentamento della vaccinazione dei residenti.

In attesa di una proposta comune, che dovrebbe poi essere valutata dal governo, alcuni presidenti di regione hanno iniziato a organizzarsi autonomamente. Luca Zaia dice che in Veneto i turisti si potranno vaccinare ricevendo un certificato, che potranno poi portare nella loro regione per attestare l’avvenuto richiamo. I presidenti di Piemonte e Liguria stanno pensando a un sistema di condivisione dei dati delle prenotazioni, per offrire la vaccinazione per lo meno ai piemontesi che vanno in vacanza in Liguria e ai liguri che saranno in ferie in Piemonte.

Il problema potrebbe essere in parte mitigato nelle regioni dove il sistema di prenotazione indica già la data della seconda somministrazione. Chi si prenota può in questo caso scegliere il giorno della prima dose in base a quando dovrà presentarsi per la seconda, cercando di non far coincidere le date con quelle delle vacanze. Non tutte le regioni consentono però di prenotare molto avanti nel tempo, e questa potrebbe essere un’altra complicazione, senza contare che essere vaccinati potrebbe essere un requisito richiesto nel caso di viaggi verso l’estero.
Gialla
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha anticipato che da lunedì 24 maggio tutte le regioni italiane saranno in area gialla, in seguito al cambio di colore della Valle d’Aosta, l’unica ancora in area arancione. 

L’annuncio è arrivato insolitamente questa mattina, prima della comunicazione dei risultati del monitoraggio settimanale dei contagi da parte dell’Istituto superiore di sanità e della conseguente ordinanza ministeriale. Era però una decisione attesa, considerati i dati dell’ultima settimana, che vediamo subito qui sotto. La settimana
Dal 14 al 20 maggio sono stati trovati 39.101 nuovi casi di coronavirus, il 31,4 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. È uno dei risultati migliori degli ultimi mesi e conferma il sensibile rallentamento dell’epidemia, cui sta contribuendo sempre di più la campagna vaccinale.

La riduzione dei contagi conferma infatti l’efficacia dei vaccini soprattutto tenendo in considerazione le riaperture del 26 aprile, quasi un mese fa. È diminuito anche il numero dei morti: sono stati 1.065, il 28,1 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. La maggiore protezione assicurata agli anziani ha portato a un calo dell’età mediana al decesso, 78 anni, al livello più basso da marzo 2020. Il numero di posti letto occupati dai malati di COVID-19 nelle terapie intensive è uno degli indicatori che mostrano in modo evidente l’andamento dell’epidemia: nell’ultima settimana nessuna regione ha superato le soglie di allerta, non era mai successo nel 2021.

Nel grafico qui sotto che mostra l’incidenza settimanale e la variazione percentuale dell’incidenza rispetto all’ultimo monitoraggio ci sono sette regioni sotto la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti, uno dei parametri che determinano il passaggio alla zona bianca. Sono Veneto, Liguria, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise. Quest’ultima regione ha registrato l’incidenza più bassa: 20 contagi ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana. Più del 34 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose del vaccino e più del 16 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Anche nell’ultima settimana non è stata superata la media di 500mila somministrazioni giornaliere.

Qui trovate tutti gli altri dati, regione per regione.

Bis
Giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto decreto “Sostegni bis“, il provvedimento che prevede nuovi finanziamenti a sostegno di aziende e lavoratori in difficoltà a causa della pandemia. Il decreto legge, finanziato con uno scostamento di bilancio di circa 40 miliardi di euro, si aggiunge al primo decreto Sostegni da 32 miliardi, approvato dal governo a fine marzo e diventato ufficialmente legge dopo l’approvazione della Camera avvenuta il 19 maggio.

Per quanto riguarda i ristori economici a sostegno di aziende e partite IVA, il governo ha stanziato in tutto 15,4 miliardi di euro a fondo perduto, di cui 8 miliardi erogati dall’Agenzia delle Entrate in base alla perdita di fatturato tra il 2020 e il 2019. Come già nel precedente decreto Sostegni, il contributo non potrà superare i 150mila euro. In alternativa, si potrà scegliere di ottenere un contributo calcolato sulla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 e quello dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020.

Certificati
Sempre giovedì il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea hanno raggiunto un accordo informale sull’attuazione dei cosiddetti “certificati COVID-19” europei, che permetteranno ai cittadini dell’Unione Europea di spostarsi tra gli stati membri in modo più semplice. L’accordo sarà probabilmente confermato alla prossima seduta plenaria del Parlamento, che si terrà tra il 7 e il 10 giugno, mentre i certificati dovrebbero entrare in vigore a partire dal prossimo primo luglio: saranno costituiti da un QR code digitale o cartaceo che conterrà le informazioni sanitarie di ciascuno e mostrerà se la persona in viaggio è vaccinata, se è immune o se ha fatto un tampone di recente con risultato negativo.

Nuovo contratto
La Commissione Europea ha intanto firmato il terzo contratto con Pfizer-BioNTech, valido tra il 2021 e il 2023, per acquistare fino a 1,8 miliardi di altre dosi del loro vaccino contro il coronavirus. Nonostante il contratto sia stato approvato da tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, l’Ungheria ha deciso di rinunciare all’accordo: la notizia era stata data inizialmente da un portavoce dell’Unione Europea e poi confermata sempre giovedì dal capo dello staff del primo ministro ungherese Viktor Orbán, Gergely Gulyás. Esportazioni
Il Serum Institute of India, il principale produttore di vaccini nel mondo, estenderà il blocco delle esportazioni di vaccini contro il coronavirus che era stato deciso a marzo per far fronte alla grave crisi sanitaria del paese. Il blocco sta già avendo serie ripercussioni sul programma COVAX, lo strumento di solidarietà internazionale per garantire l’accesso ai vaccini contro il coronavirus nei paesi più poveri.

Il Serum Institute avrebbe dovuto fornire circa la metà dei due miliardi di dosi di vaccini previsti da COVAX, e al momento il programma ha ricevuto 140 milioni di dosi in meno rispetto a quelle previste: una quantità che con il prolungamento del blocco è destinata ad aumentare.
Clienti in un bar all’aperto. In Francia ristoranti e bar riapriranno dopo mesi di chiusura per le restrizioni per il coronavirus (AP Photo/Rafael Yaghobzadeh)




Minacce
Le unità speciali della polizia belga stanno cercando un uomo in possesso di molte armi che aveva minacciato di compiere atti violenti contro Marc Van Ranst, uno dei più importanti e noti virologi del Belgio, incaricato nell’ultimo anno di gestire l’emergenza provocata dalla pandemia. Van Ranst e la sua famiglia sono stati portati in un luogo sicuro, che non è stato reso pubblico. Secondo le autorità, l’uomo ricercato avrebbe ricevuto un addestramento militare e sarebbe armato con pistole e un lanciarazzi. Il ministro della Giustizia belga, Vincent Van Quickenborne, ha detto che l’uomo può essere «una minaccia per sé e per gli altri».

A poterci andare
Qualche giorno fa il governo britannico ha pubblicato una lista dei paesi verso i quali i turisti inglesi potranno viaggiare senza il bisogno di sottoporsi a una quarantena al loro rientro. Tra i 12 paesi e territori compresi nell’elenco delle mete di categoria “verde”, ovvero quelli che non prevedono particolari restrizioni dopo il ritorno, c’è anche Sant’Elena, l’isola dell’oceano Atlantico famosa soprattutto perché è il luogo in cui morì Napoleone Bonaparte, il 5 maggio del 1821. Il problema è che nonostante Sant’Elena sia considerata un luogo estremamente sicuro dove viaggiare, al momento mancano i collegamenti per arrivarci.

A causa del peggioramento della pandemia in Sudafrica, l’unico volo della compagnia sudafricana Airlink che collegava settimanalmente Johannesburg a Jamestown – la cittadina principale dell’isola – è stato cancellato, e per il momento anche tutte le crociere che passavano da Sant’Elena sono state annullate. Ci sono comunque vie alternative, non comodossime.

Fogne
In almeno 50 paesi in giro per il mondo sono in corso ricerche e programmi di rilevazione per analizzare la diffusione del coronavirus attraverso gli impianti fognari. Come ricorderanno i lettori più assidui tra di voi, questo sistema era stato esplorato da alcuni ricercatori nella primavera dello scorso anno, ma negli ultimi mesi è diventato molto più diffuso e ha offerto la possibilità di avere dati sull’andamento dei focolai e dell’epidemia, rendendo possibile l’adozione di restrizioni e altri provvedimenti per ridurre i nuovi contagi in alcuni paesi.

Si stima che dalle poche decine di progetti sulle fogne avviati nel 2020 si sia passati a circa 200 iniziative negli ultimi mesi. L’aumento è diventato significativo quando sono emerse prove convincenti sulla permanenza delle particelle virali o del materiale genetico del coronavirus nelle feci, e sulla possibilità di rivelarli e di dedurre la presenza di un focolaio in una data area geografica raggiunta dai servizi fognari. Nei prossimi anni questa tecnica potrebbe rivelarsi estremamente utile, e non solo contro il coronavirus.

Cinema
Lo scorso 26 aprile in Italia hanno riaperto i cinema. All’inizio, a riprendere le proiezioni sono stati poco più di 150 schermi, ma nel frattempo sono diventati circa 500. Per via delle restrizioni di spazio (che limitano i posti disponibili) e di tempo (che impediscono ogni proiezione la cui fine sia troppo vicina all’inizio del coprifuoco), e anche di una certa comprensibile diffidenza degli spettatori, finora la ripartenza è però stata perlopiù simbolica. E soprattutto perché ancora devono uscire film importanti, capaci di produrre grandi incassi. Alcuni dovrebbero arrivare già quest’estate, dopo diversi rinvii; per molti altri l’uscita è invece prevista per l’autunno e l’inverno, quando storicamente – in particolar modo in Italia – i cinema fanno una consistente parte dei loro incassi totali.

Si è ipotizzato un possibile problema dato dall’uscita, nello stesso periodo, di troppi film: quelli pronti già da mesi e in certi casi rinviati di oltre un anno, e quelli che nel frattempo sono stati completati, mentre i cinema erano chiusi ma una rilevante parte della produzione cinematografica invece proseguiva. In Italia, però, non sembra sarà questo il caso. Per questioni storiche legate alle uscite e anche perché molti film – da quelli della Disney a quello di Carlo Verdone – nel frattempo sono arrivati o arriveranno sulle piattaforme di streaming: a volte solo lì, altre anche lì.

Rivista e libro
Finiamo con una cosa che ci riguarda. Fare un’applicazione per i podcast (Android / iPhone) non ci bastava e così ci siamo anche messi a fare una rivista che è un libro, o viceversa. L’abbiamo fatta con chi sa fare bene le cose di carta, ovvero la casa editrice Iperborea, e con chi sa fare belle le cose di carta, ovvero lo studio grafico Tomo Tomo: è una collana di libri/riviste per portare fuori da qui quello che il Post fa da 11 anni sul suo sito, su questa newsletter, negli eventi dal vivo e nei podcast: spiegare bene le cose.

Si chiama, appunto, Cose spiegate bene e il primo numero è dedicato proprio ai libri, con gli articoli del Post e i contributi di Concita De Gregorio, Michele Serra, Francesco Piccolo, Chiara Valerio e Giacomo Papi. La troverete in libreria dal 3 giugno, mentre qui trovate altri dettagli.

Noi ci sentiamo come sempre martedì prossimo, nel frattempo occhio ai ricatti. Buon fine settimana, ciao

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