Una App per spiegare l’Olocausto ai bambini

Auschwitz, una storia di vento, realizzata dallo studio udinese Paragrafo blu, è un racconto in prima persona che avvicina i ragazzi al tema

(di Giulia Zanello).

Da sempre la maniera migliore per raccontare una storia a un bambino è un libro. Non forse, però, nell’era di internet, quando sommersi da tv, smartphone e tablet, anche i piccoli diventano sempre più tecnologici. Così, nel 2015, a raccontare l’orrore della guerra, la deportazione e la tragedia della Shoah ci pensa l’app (made in Fvg) “Auschwitz, una storia di vento”, che sarà disponibile sull’Apple store da domenica, a due giorni di distanza dalla giornata commemorativa delle vittime dell’Olocausto.

Parole, immagini, colori. E poi suoni, musiche e animazioni in una fiaba multimediale che racconta la storia di due fratelli ebrei francesi, Jou Jou e Didier, deportati ad Auschwitz assieme al loro papà. Ad accompagnarli durante il viaggio nell’Europa occupata dai nazisti, dal treno carico di prigionieri all’arrivo al campo e alla selezione, ci saranno i giovani lettori, animando le scene e interagendo con oggetti e personaggi. E se guardare la realtà con gli occhi dei bambini significa mettere un piede nel mondo “libero” della fantasia, ecco che il deposito dei beni sottratti agli ebrei diventa un luogo di scoperta, la baracca una voliera di oggetti impazziti e il camino dei forni un drago minaccioso. Al racconto di finzione si accompagna poi una sezione di contenuti extra, con una cronologia dell’Olocausto, alcune cartine dei principali ghetti e campi di concentramento, una bibliografia e un elenco di film e documentari per eventuali approfondimenti.

Ideatore del racconto multimedialie è un udinese, Franco Grego, ex insegnante di storia, da venticinque anni editor di saggistica e socio fondatore dello studio di Udine Il Paragrafo, che dal 1995 fornisce servizi di redazione, grafica e produzione cartacea e digitale ad alcuni fra i maggiori editori nazionali. La app, disponibile anche in inglese, inaugura l’avventura editoriale di “paragrafo blu”, nuovo marchio di contenuti digitali, ed è stata realizzata in collaborazione con l’Università degli studi di Udine (da InfoFactory società spinoff dell’ateneo friulano). Le illustrazioni sono firmate da Giulia Spanghero, già sceneggiatrice per Disney Italia, designer per Trudi, illustratrice de “La lettura”, inserto del “Corriere della Sera”, mentre le musiche sono state composte da Giovanna Pezzetta e Leo Virgili, che da anni lavorano per avvicinare i piccoli alla musica e alla lettura attraverso corsi, letture teatrali, laboratori e libri-cd.

«L’idea è nata un paio di anni fa – racconta Grego – quando mia moglie e io portammo i nostri bambini a visitare la casa-museo di Anna Frank ad Amsterdam. Benché li avessimo in qualche modo preparati, raccontando loro la sua storia e la persecuzione degli ebrei, rimasero molto turbati e cominciarono a rivolgerci domande semplici, a cui però era difficile rispondere».

Pur trattandosi di un racconto di finzione, Franco Grego ha cercato di fare in modo che ogni particolare del testo e delle illustrazioni trovasse riscontro nella realtà storica dei campi di concentramento. La difficoltà principale, racconta l’ex insegnante di storia, è stata trovare il registro giusto: «Volevo evitare ogni retorica. Ho scritto un testo e ho pensato a un racconto che fossero semplici, delicati ma al tempo stesso toccanti, che evitassero di calcare la mano sulla tragicità, sull’orrore».

E il digitale, secondo Grego, presenta delle opportunità straordinarie. «Cercare di spiegare Auschwitz ai nostri figli non è stato facile, perché Auschwitz, come scriveva Hannah Arendt, è “qualcosa che noi tutti non siamo preparati a comprendere”».

L’idea della app è nata per cercare di raccontare l’Olocausto ai bambini. Forse non sarà come sfogliare un libro vero ma tra una narrazione incalzante, l’animazione con un tocco delle dita e le musiche come parte integrante del testo, il lettore si “immerge” nella storia.

 

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *