Vaccinarsi adesso o aspettare – Sul Coronavirus, dal Post

Da un paio di settimane chi ha più di 60 anni può ricevere una seconda dose di richiamo (quarta dose) del vaccino contro il coronavirus. Per ora circa mezzo milione di persone con età compresa tra i 60 e gli 80 anni ha ricevuto la quarta dose. Per gli over 80 era possibile vaccinarsi già da diversi mesi, così come per le persone con particolari problemi di salute, e sono state effettuate 1,1 milioni di somministrazioni.

La scelta di estendere la quarta dose a chi ha più di 60 anni è derivata in parte dalla necessità di ridurre gli effetti dell’ondata in corso e ora nella sua fase discendente. Tra gli interessati, molti non hanno ancora deciso se sottoporsi o meno al nuovo richiamo, se attendere dopo l’estate o ancora aspettare che siano disponibili i vaccini aggiornati, in particolare contro la variante omicron. 

Che abbiate l’età prevista per il nuovo richiamo o abbiate parenti e amici che ci stanno pensando, abbiamo messo insieme queste domande e risposte per orientarsi meglio.

Quanto deve essere passato dal richiamo precedente?
Si può ricevere il secondo richiamo se sono trascorsi 120 giorni dal ricevimento della precedente dose di richiamo. Potete recuperare la data di vaccinazione consultando il Green Pass o il fascicolo sanitario elettronico.

Se sono stato positivo di recente?
Una eventuale infezione da coronavirus avuta in precedenza non impedisce di vaccinarsi, viene consigliato di attendere 120 giorni dall’ultima infezione successiva al richiamo.

Ma se sono stato positivo senza saperlo?
In generale in questo caso il consiglio è di vaccinarsi ugualmente, anche se non si può sapere con certezza se siano trascorsi i 120 giorni. È comunque utile parlarne con il proprio medico o con il personale sanitario che si occuperà della somministrazione del vaccino.

E se non avevo fatto l’altro richiamo?
In questo caso si rientra tra le persone che possono accedere alla cosiddetta terza dose.

Dove e come ci si vaccina?
Come abbiamo ormai imparato in oltre due anni di pandemia, il come e il dove dipende molto dalle regioni, che mantengono ampie autonomie in ambito sanitario. Alcune si sono attrezzate con hub e centri vaccinali, altre privilegiando il ricorso a ospedali, medici di base e farmacie. Sul sito della propria regione di appartenenza si possono trovare tutte le informazioni, anche su come prenotarsi se richiesto.

Che vaccino ricevo? E quelli aggiornati?
Sono impiegati soprattutto i vaccini di Pfizer-BioNTech e di Moderna. Quelli aggiornati contro la variante omicron, almeno nelle sue prime forme circolate a inizio anno, arriveranno in tempo per la stagione fredda e saranno in parte basati sui vaccini già oggi disponibili.

Ma allora non conviene aspettare?
Il vaccino attualmente disponibile riduce di circa metà il rischio di infezione da coronavirus, ma soprattutto offre una protezione molto alta contro le forme gravi di COVID-19, che in alcuni casi possono rendere necessario il ricovero in ospedale e possono causare la morte. Anche se non è specifico per la variante omicron, è comunque utile per proteggersi dalla malattia e per questo si è scelto di rendere la quarta dose accessibile a un maggior numero di persone. Infine, chi sceglie di vaccinarsi in questo periodo avrà terminato l’intervallo minimo di 120 giorni tra una somministrazione e l’altra a metà novembre, quindi teoricamente potrà sottoporsi a un nuovo richiamo con il vaccino aggiornato. Spetterà comunque al ministero della Salute e alle autorità di controllo decidere intervalli e tempi per la somministrazione di un eventuale nuovo richiamo in autunno.
Ondata
Dopo il picco raggiunto nella seconda settimana di luglio, la fase più acuta dell’ondata di coronavirus sembra essere passata, anche se ricoveri e decessi non sono ancora diminuiti significativamente. È bene ricordare che c’è sempre un certo ritardo tra il momento in cui iniziano a diminuire i contagi e quello in cui smettono di crescere ricoveri e decessi. Questi andamenti confermano che in alcuni casi anche la COVID-19 da variante omicron può causare sintomi gravi, specialmente tra le persone non vaccinate o che non hanno ricevuto nuove dosi di richiamo, quando previsto.

Nell’ultima settimana sono stati rilevati oltre 450mila casi positivi, ma è sempre bene ricordare che la quantità di contagiati è sicuramente più alta, considerato che molte persone non fanno più i tamponi in farmacia e non finiscono quindi nei conteggi ufficiali. La settimana ha comunque fatto rilevare una sensibile riduzione dei contagi rispetto agli oltre 600mila di quella precedente e al picco tra il 7 e il 13 luglio con più di 730mila contagi rilevati. I decessi nell’ultima settimana sono stati 1.069, rispetto agli 874 della precedente.
L’andamento delle persone ricoverate nelle terapie intensive mostra come sia proseguito un aumento dei ricoveri, seppure incomparabile con quello della precedente ondata invernale. La situazione è comunque sotto controllo e nessuna regione è oltre la soglia di attenzione del 10 per cento stabilità dal ministero della Salute. La regione con più ricoveri in terapia intensiva è il Lazio, con un’occupazione dell’8,5 per cento dei posti disponibili (qui la versione ingrandita dei grafici).
27 milioni
Un’analisi da poco pubblicata sulla rivista medica British Medical Journal, basata su diverse ricerche condotte durante la pandemia, ha stimato che almeno 27 milioni di persone non abbiano recuperato il senso dell’olfatto e/o del gusto persi a causa del coronavirus a sei mesi dalla guarigione. L’anosmia viene generalmente segnalata nel 40-50 per cento dei casi di COVID-19, ma per la maggior parte delle persone il recupero avviene piuttosto rapidamente entro poche settimane. Alcune persone impiegano molto più tempo e altre sembrano mantenere alterazioni nella percezione dei sapori e degli odori. 

Lavoro
Da inizio luglio è stato aggiornato il protocollo di contenimento del coronavirus negli ambienti di lavoro: è stato tolto l’obbligo di mascherina nel lavoro privato e rimane soltanto per specifici lavoratori indicati dal medico competente o dal responsabile del servizio di prevenzione e protezione, sulla base delle loro mansioni o del contesto lavorativo, per esempio «nell’ipotesi in cui sia necessario gestire un focolaio infettivo in azienda».

Secondo il protocollo i datori di lavoro devono continuare a rilevare la temperatura dei dipendenti all’ingresso, e non possono farli entrare se è superiore a 37,5 °C. Inoltre «l’accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi» deve essere «contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali», che comunque devono essere sanificati periodicamente, specialmente dopo che un dipendente risulti positivo al coronavirus.

Scuola
Mancano meno di due mesi alla riapertura delle scuole e c’è ancora molta incertezza sulle linee guida e gli investimenti necessari per evitare la trasmissione dei contagi durante le lezioni in presenza. Le scuole sono finite a giugno senza grandi novità rispetto al settembre del 2021. I problemi denunciati un anno fa da genitori, insegnanti e dirigenti scolastici sono sempre gli stessi: la scarsa chiarezza sull’utilizzo delle mascherine, il sovraffollamento delle classi, la mancanza degli insegnanti, le indicazioni poco chiare sui test e il tracciamento per gli studenti, le capienze sui mezzi di trasporto, i mancati investimenti sugli impianti di ventilazione.

L’incertezza più sentita riguarda l’utilizzo delle mascherine. Pochi giorni prima dell’inizio degli esami di stato, nelle scuole superiori di primo e secondo grado, il ministero ha rimosso l’obbligo di indossare la mascherina in vigore durante tutto l’ultimo anno scolastico. Come era già successo anche per i luoghi di lavoro, il governo ha deciso di mantenere soltanto una raccomandazione, in particolare in caso di possibili assembramenti.

I sindacati della scuola, che da tempo chiedono al ministero indicazioni più chiare e un aumento degli insegnanti e del personale scolastico, sostengono che con la soppressione del comitato tecnico scientifico siano mancate indicazioni generali e raccomandazioni più certe basate su evidenze scientifiche.

Nonostante se ne discuta da tempo, anche sui nuovi impianti di ventilazione è tutto fermo. L’installazione di macchinari per la ventilazione meccanica controllata garantirebbe un ricambio di aria costante e quindi una minore trasmissione del virus in un ambiente chiuso. Con un decreto legge approvato a febbraio, il governo aveva annunciato che entro il 20 marzo sarebbero arrivate nuove linee guida con le specifiche tecniche per installare gli impianti nelle scuole.

Molti presidi aspetteranno indicazioni più chiare, anche perché devono valutare e scegliere i dispositivi migliori: un compito complicato, soprattutto senza avere certezze sull’efficacia dei dispositivi.  Biden
Mercoledì scorso il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha interrotto il periodo di isolamento necessario per le persone positive al coronavirus, dopo essere risultato negativo a un test per accertare la presenza del virus. Biden, che ha 79 anni e ha ricevuto quattro dosi di vaccino, era risultato positivo la settimana scorsa e aveva sviluppato sintomi lievi. 

Cina
Nel secondo trimestre dell’anno, tra aprile e giugno, l’economia cinese ha fatto registrare il proprio peggiore risultato dall’inizio del 2020, quando il paese fu interessato dalla prima ondata di COVID-19, e il secondo peggior risultato da oltre trent’anni. Il PIL cinese è cresciuto dello 0,4 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, meno della metà di quanto sperato dagli analisti, e si è ridotto del 2,6 per cento rispetto al primo trimestre dell’anno.

La principale ragione è la cosiddetta “strategia zero COVID” adottata dal governo cinese, che ha provocato in questi mesi lunghi lockdown in alcuni dei principali centri economici del paese, causando un rallentamento delle attività economiche che probabilmente porterà al peggior risultato annuale per la crescita cinese da vari decenni.

Restiamo ancora in Cina. Il governo ha convertito in strutture di isolamento per la quarantena i tre villaggi olimpici costruiti per le Olimpiadi invernali dello scorso febbraio: le strutture si trovano a Pechino, Yanqing e Zhangjiakou. Sono usati per isolare le persone che sono risultate positive al coronavirus, così come i loro contatti stretti. Non si sa di preciso quante persone siano state portate all’interno dei villaggi, ma si parla di centinaia per ciascuno. 

Wuhan
In una zona periferica di Wuhan, la città cinese dove furono rilevati i primi casi di COVID-19 all’inizio della pandemia, oltre un milione di persone è stato messo sotto lockdown per almeno tre giorni a causa della scoperta di quattro casi asintomatici. La scelta piuttosto drastica deriva anche in questo caso dalla “strategia zero COVID” di cui parlavamo poco sopra. 

Mercato
Due studi (uno e due), già diffusi in forma preliminare a marzo e ora pubblicati sulla rivista scientifica Science, hanno segnalato di avere trovato «prove convincenti» circa l’origine dei primi contagi presso il mercato Huanan di Wuhan. Gli studi hanno utilizzato varie informazioni raccolte sui primi contagi e condotto un’analisi delle caratteristiche del coronavirus. 

L’ipotesi è che ci fossero due varianti del coronavirus che iniziarono a circolare nei mesi di novembre e dicembre del 2019. Erano presenti in alcuni animali vivi nel mercato e sarebbero poi passati alle persone che lavoravano o erano clienti del mercato.  Aeroporti
Negli ultimi due mesi moltissime persone hanno avuto esperienza dei numerosi disagi che si stanno verificando negli aeroporti di tutto il mondo: le compagnie aeree erano state infatti costrette a fare grossi tagli durante la pandemia, e con il personale attuale non sono in grado di sostenere la rinnovata e accresciuta disponibilità a viaggiare delle persone dopo la fine delle restrizioni per l’emergenza sanitaria.

Gli aeroporti che in questo periodo hanno avuto la più alta percentuale di ritardi in tutto il mondo sono i due principali del Canada: quello di Toronto ha avuto il 57,1 per cento dei voli in ritardo, quello di Montreal il 52,6 per cento.

Tra quelli con più ritardi ci sono molti dei principali aeroporti europei, come quelli di Francoforte, Parigi (Charles de Gaulle), Amsterdam, Londra (sia Heathrow, il più grande, che Gatwick). L’aeroporto con la percentuale più alta di cancellazioni invece è di gran lunga quello di Shanghai Pudong, con oltre 5mila voli cancellati su circa 13mila programmati, quasi il 40 per cento. Seguono diversi altri aeroporti cinesi (Nanchino, Xian, Pechino, Shenzen).

Gli aeroporti italiani in classifica – e quindi tra i 100 più trafficati al mondo – sono due: Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Su oltre 18mila voli, a Fiumicino hanno avuto ritardi circa un terzo, quasi 6mila, ma ne sono stati cancellati solo 224 (1,2 per cento). Malpensa ha meno traffico di Fiumicino, ma le cose sono andate un po’ peggio: più di 5mila dei suoi oltre 14mila voli hanno avuto ritardi (il 35,2 per cento) e 466 sono stati cancellati (il 3,1 per cento).

Palloncini
In Corea del Nord per oltre due anni il regime del dittatore Kim Jong-un aveva negato la presenza della pandemia da coronavirus nel paese, ammettendo l’esistenza dei primi casi solo all’inizio dello scorso maggio. Da qualche tempo, il governo ha iniziato a imputare la circolazione del virus sul territorio a «oggetti estranei», sostenendo che il coronavirus possa essersi diffuso attraverso i palloncini con cui spesso gli attivisti per i diritti umani e i disertori nordcoreani scappati in Corea del Sud inviano messaggi di propaganda contro il regime di Kim.

Il governo della Corea del Sud ha ovviamente respinto le accuse. Il ministero per l’Unificazione delle due Coree ha ricordato che, sebbene sia possibile contrarre il coronavirus toccando una superficie infettata, è estremamente improbabile che venga trasmesso attraverso dei palloncini (opinione condivisa da scienziati ed epidemiologi). Isola di Pasqua
Il 4 agosto riaprirà ai turisti l’Isola di Pasqua, assieme al patrimonio storico e culturale che ne fa da anni una meta turistica molto visitata e che ne sostiene quasi interamente l’economia. L’Isola di Pasqua (il nome nella lingua nativa è Rapa Nui) è un piccolo territorio remoto nel mezzo dell’oceano Pacifico meridionale ed è famosa nel mondo soprattutto per i suoi “moai”: le grandi statue monolitiche assai riconoscibili per le loro caratteristiche facce e sulle cui tecniche di costruzione si sa ancora oggi molto poco.

Appartiene al Cile, la cui costa è però distante 3.600 chilometri. Anche per questo le riaperture hanno tardato così tanto rispetto alla gran parte del resto del mondo: il sistema sanitario locale è molto debole, sull’isola c’è un solo ospedale, poco attrezzato e con pochi posti. Quando un paziente è in pericolo di vita ci vogliono almeno 15 ore per portarlo nell’ospedale cileno più vicino, così durante la pandemia l’amministrazione è stata costretta a minimizzare i rischi il più possibile.

Riapriranno 11 siti turistici su 24, tra spiagge e luoghi d’interesse archeologico, e arriveranno due voli a settimana con a bordo 600 persone in tutto, un terzo di quelle che arrivavano prima della pandemia. Gli alberghi riapriranno al 45 per cento della capacità complessiva, garantendo circa 2.500 posti letto.

Centaurus
Se nelle scorse settimane avete sentito parlare della variante “Centaurus” e vi siete chiesti che fine avesse fatto la classificazione con le lettere dell’alfabeto greco decisa dall’Organizzazione mondiale della sanità, niente paura. È tutta colpa o merito, a seconda dei punti di vista, di un tizio qualunque su Twitter.

Xabier Ostale pubblica spesso dati e informazioni sul coronavirus, sulle sue varianti e sulle precauzioni da adottare per ridurre il rischio di contagi. Non è un virologo né un epidemiologo, ma un semplice appassionato che come molte altre persone negli ultimi due anni di pandemia si è interessato all’argomento, cercando di dare il proprio contributo.

A inizio luglio Ostale aveva pubblicato un tweet, mostrando di essere alquanto fiducioso sulla possibilità di convincere mezzo mondo a usare “Centaurus” al posto di una sigla alfanumerica per identificare la nuova variante parente di omicron. In un tweet aveva scritto: «Ho appena battezzato la variante BA.2.75 con il nome di una galassia. Il suo nuovo nome è variante Centaurus. Abituatevi. Oggi, sono al comando di qualsiasi cosa legata alla pandemia». E in effetti molti, giornali compresi, gli sono andati dietro.

Podcast
Domani, venerdì, uscirà l’ultima puntata della prima stagione di “Ci vuole una scienza“, il podcast scientifico del Post, ma se non lo avete ancora fatto potete recuperare le puntate uscite finora su Spotify e sulle altre piattaforme, oppure direttamente sull’app del Post

Venerdì 1 agosto arriva invece una nuova storia del podcast “Indagini“, che racconta le storie di cronaca, le indagini e come i fatti sono stati esposti sui giornali e gli altri mezzi di comunicazione. 

E infine qui trovate tutti i podcast del Post, realizzati grazie al prezioso aiuto delle persone che scelgono di abbonarsi.

Noi ci sentiamo il prossimo ultimo giovedì del mese: il 25 agosto.

Ciao!

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