Vangelo di Domenica 1 Febbraio 2015

Vangelo Marco 1, 21-28

Giunsero alla città di Cafàrnao e quando fu sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. La gente che ascoltava era meravigliata del suo insegnamento: Gesù era diverso dai maestri della legge, perché insegnava come uno che ha piena autorità. In quella sinagoga c’era anche un uomo tormentato da uno spirito maligno. Improvvisamente si mise a gridare: “Che vuoi da noi, Gesù di Nazaret? Sei forse venuto a rovinarci? Io so chi sei: tu sei il Santo mandato da Dio”. Ma Gesù gli ordinò severamente: “Taci, ed esci da quest’uomo!” Alloro lo spirito maligno scosse con violenza quell’uomo, poi, urlando, uscì da lui. Tutti i presenti rimasero sbalorditi e si chiedevano l’un l’altro: “Che succede? Questo è un insegnamento nuovo, dato con autorità. Costui comanda persino agli spiriti maligni ed essi gli ubbidiscono!”. Ben presto la voce si diffuse in tutta la regione della Galilea e tutti sentirono parlare di Gesù.

 

IV domenica del tempo ordinario (B)
Il profeta è un personaggio scomodo!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

Sei venuto a rovinarci? …
Davanti a questa pagina di vangelo proviamo un certo imbarazzo. Il primo miracolo raccontato da Marco è la liberazione di un indemoniato; molto meglio Giovanni, che racconta il primo miracolo di Gesù in un matrimonio! L’imbarazzo nasce dal fatto che noi, razionalisti, scienziati e psicologi del profondo, riconduciamo a livello patologico ciò che gli antichi attribuivano al demonio. Noi, oggi, più che di indemoniato, parleremmo di epilessia, isteria, schizofrenia, paranoia. Attenzione: Gesù parla con le categorie culturali del tempo; egli non è venuto a fondare la moderna psichiatria; egli vuole insegnarci non come vanno i cieli ma come si va in cielo!
Qualche benpensante potrà sorridere: “Ma come si può ancora credere nel demònio in pieno secolo XXI?”. Certo, se la qualità del nostro cristianesimo è scadente, allora il diavolo può addormentarsi, ci lascia credere che non esiste. Ma provate a operare a viso aperto per la giustizia, a prendere seriamente il Discorso della Montagna … e sentirete gli strilli del maligno! Gesù fa una lettura teologica del fatto e non scientifica: davanti a lui c’è un uomo disgregato, occupato da un altro; la sua diagnosi va alla radice; in ogni caso il risultato finale è la guarigione. Quel povero indemoniato probabilmente era uno schizofrenico. Ma che importa? Evitiamo di cadere oggi in un nuovo tipo di conformismo, ricorrendo esclusivamente alle scienze umane e ai maestri del sospetto. L’epoca delle possessioni non è finita. Noi viviamo continuamente l’esperienza, soggettiva ed oggettiva, di essere come occupati e invasati da una intelligenza estranea a noi, da forze che ci sovrastano con dittatura impersonale, da un Leviatano impalpabile ma efficace come l’ombra del Grande Fratello. Ci sono delle infatuazioni ideologiche, teologiche, consumistiche, che portano all’ossessione. Sono rimasto molto impressionato da quanto scrive U. Eco: “L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio o della verità, come l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente. Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, che di solito fanno morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al loro posto … Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, far ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità” (Il nome della rosa, p. 494).

Gesù insegna con autorità
Nel vangelo di questa domenica, Gesù viene descritto da Marco con due pennellate incisive: Gesù è “il maestro” che insegna; Gesù è “il liberatore”, perché la sua parola è efficace. Ci troviamo davvero davanti a una “dottrina nuova”, dove “nuova”, nel linguaggio biblico non significa originale, inedita, ma perfetta e definitiva. Gesù insegna con autorità, e comanda con efficacia; egli proclama e agisce, dice e fa, predica e guarisce. Gesù non è un’autorità professionale, istituzionale, accademica; egli semplicemente si impone, anche senza avere titoli; la sua, più che autorità, è autorevolezza! In ebraico, come in altre lingue semitiche, il termine “davàr” significa insieme parole e fatto; in Dio la parola non è solo un flatus vocis ma ha anche efficacia ontologica: “Dio disse: Sia luce! E la luce fu” (Gn 1,3); “Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste” (Sal 33,9). La parola non muore quando è stata pronunziata, anzi proprio allora comincia a vivere. Questo vale anche per noi: quante volte una parola di elogio ci ha portato alle stelle, e una parola di critica ci ha buttati nello sconforto. Davvero basta poco per consolarci, perché basta poco per affliggerci (B. Pascal).

Anche noi, posseduti …
Proviamo a interrogarci: chi sono, oggi, quei demòni che con aria di sfida gridano a Gesù: “Che c’entri tu con noi?”. Angeli e demòni sono davvero personaggi della nostra infanzia, relegati ormai nell’immaginario delle fantasie? In realtà, se ci guardiamo allo specchio, senza ipocrite mascherine, dobbiamo con sincerità ammettere che anche noi siamo posseduti da tanti altri, che continuano a gridare: “Che c’entri tu con noi?”. Quando sono in gioco il comportamento sessuale o gli affari o il successo … scatta allora in noi il demònio della separazione, che proclama l’estraneità di Dio dalla nostra vita. Accettiamo senza problemi il Dio della liturgia, il Dio della Parola, il Dio dell’istituzione, ma non il Dio che giudica la nostra vita. Amiamo il Dio lontano, ma rifiutiamo il Dio vicino. Anche con il Papa è lo stesso: lo ascoltiamo in tanti messaggi, lo seguiamo in tante iniziative, purché non si intrometta nella vita sessuale, nei nostri affari. E’ la malattia della “doppia morale”, un vizio antico, forse inestirpabile, per cui la vita e la fede restano separate, in una sorta di schizoidia esistenziale. Ognuno ha i suoi demòni, ognuno ha il dovere di liberarsi da questa oscura presenza.

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