Vangelo di domenica 10 Giugno 2018

DOMENICA 10 GIUGNO 2018
RISPONDERE AL MALE CON IL BENE
Vangelo di Marco 3,22-35

Certi maestri della Legge che erano venuti fin da Gerusalemme dicevano: ‘Beelzebùl, il diavolo, è dentro di lui. È con l’aiuto del capo dei demòni che egli ha il potere di scacciare i demòni’.Allora Gesù si rivolse alla gente e si mise a parlare servendosi di parabole: ‘Come è possibile che Satana scacci via Satana? Se gli abitanti di una nazione si dividono e si combattono tra loro, quella nazione non può continuare a esistere. Se in una famiglia manca l’accordo e ci si divide, quella famiglia non potrà più durare. Se dunque Satana si mette contro se stesso e non è più unito, non può andare avanti: il suo potere è finito. ‘Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rubare i suoi beni, se prima non riesce a legarlo; ma quando l’ha legato, può vuotargli la casa. ‘In verità, di una cosa vi assicuro: potranno essere perdonati tutti i peccati che gli uomini avranno commesso e tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà mai perdonato, perché ha commesso un peccato irreparabile’. Gesù dichiarò tutto questo perché qualcuno aveva detto: ‘Uno spirito maligno è dentro di lui’.

Il Vangelo di Marco (3,22-35) ci racconta che Gesù di Nazaret è seguito da una grande folla: gente affascinata dalla sua persona, dalle sue parole e dai suoi gesti; probabilmente in parte anche solo curiosa con propensione critica; e un’altra parte anche fortemente critica tanto da pensare e diffondere il sospetto che quell’Uomo sia fuori di sé, pazzo data la incredibile novità che rappresenta.
I suoi familiari sono preoccupati per lui e cercando di andare a prenderlo.
I maestri della legge, cioè gli interpreti dell’insegnamento religioso tradizionale sono venuti da Gerusalemme per osservare fino a che punto Lui si scosti dall’ortodossia della religione e della legge e del tempio. Loro attribuiscono i gesti di guarigione di Gesù nei confronti delle persone attraversate da sofferenze della psiche e dell’animo all’alleanza che vivrebbe con il demonio, anzi che “Belzebul” il capo dei demoni gli darebbe il potere di scacciare i demoni.
Di fronte all’inatteso, all’inedito e al nuovo positivo si può attribuire l’origine e la forza a presenze occulte e misteriose; in questo modo non si accettano le novità, tanto meno ci si lascia coinvolgere in simili atteggiamenti e pratiche positive.
Ad esempio: chissà quanti hanno considerato “matto” Franco Basaglia, per come pensava e praticava la relazione con le persone sofferenti nella mente in modo rivoluzionario.
Ancora si dice che è “matta” una persona che manifesta idee, comportamenti, pratiche di discontinuità, anche di rottura con la presunzione di una normalità che nasconde contraddizioni, mancanza di attenzione alle persone, alle loro differenze e sofferenze, alle ingiustizie.
I maestri della legge sostengono che il male aiuterebbe a combattere il male ma questo non corrisponde per nulla alla realtà perché il male di per sé si intensifica e si diffonde: si pensi alla corruzione, all’evasione.. alle mafie, al lavoro nero e allo sfruttamento delle persone; alla xenofobia e al razzismo.
Solo il bene vissuto, nutrito, praticato, diffuso può prevenire il male, contrastarlo, sostituirlo con il bene: l’attenzione, la premura, la cura di tutte le persone; la giustizia, la pace, la salvaguardia dell’ambiente vitale.
Dopo il messaggio che Gesù ci rivolge al riguardo, ci dice ancora che c’è un peccato particolarmente grave: la bestemmia contro lo Spirito Santo; cioè l’ostracismo e la negazione dello Spirito della verità, della libertà, della creatività, della speranza e le parole, i progetti, le azioni che traducono questo Spirito nella storia. E’ infatti gravissimo colpire lo spirito di iniziativa, di creatività, di espressione, che guida esperienze personali e comunitarie; uccidere la speranza nelle persone con il contrasto, l’isolamento, l’emarginazione, la calunnia.
La madre e i parenti di Gesù sono fuori e lo fanno chiamare mentre è attorniato da tanta gente. Lo informano della loro presenza e Gesù li guarda attorno e dice: “Sono questi mia madre e i miei fratelli. Perché se uno fa la volontà di Dio è mio fratello, mia sorella, mia madre”.
Non si tratta certo di sminuire l’intensità dei rapporti familiari che si auspicano possibilmente sempre profondi, ma di un ampliamento delle relazioni umane nella condivisione di una sintonia con la volontà di Dio che si traduce nella laicità della storia in giustizia, pace, dignità delle persone, fratellanza, rispetto di tutti gli esseri viventi.
L’indicazione di Gesù si può tradurre nella considerazione dell’unica famiglia umana a cui tutti apparteniamo oltre ogni chiusura, localismo, presunzione di stabilire criteri disumani quali: “prima noi e dopo gli altri”.
Fonte: Centro Balducci

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