Vangelo di Domenica 18 Dicembre 2016

 4^ di Avvento/A
L’impossibile che diventa possibile nel Mistero che ci avvolge
Vangelo di Matteo 1,18-24

Ecco come è nato Gesù Cristo. Maria, sua madre, era fidanzata con Giuseppe; essi non vivevano ancora insieme, ma lo Spirito Santo agì in Maria ed ella si trovò incinta. Ormai Giuseppe stava per sposarla. Egli voleva fare ciò che era giusto, ma non voleva denunziarla di fronte a tutti. Allora decise di rompere il fidanzamento, senza dire niente a nessuno. Ci stava ancora pensando, quando una notte in sogno gli apparve un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di sposare Maria, la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù, perché lui salverà il suo popolo da tutti i suoi peccati’. E così si realizzò quel che il Signore aveva detto per mezzo del profeta Isaia: Ecco, la vergine sarà incinta, partorirà un figlio ed egli sarà chiamato Emmanuele. Questo nome significa: ‘Dio è con noi’. Quando Giuseppe si svegliò, fece come l’angelo di Dio gli aveva ordinato e prese Maria in casa sua.

 

 CONVERSIONE? SÌ, GRAZIE! (Mt 1,18)

riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica                                              

A cura del Gruppo Biblico ebraico-cristiano  השרשים  הקדושים

francescogaleone@libero.it/sayeretduvdevan@yahoo.it

 

Consumisti e consumati

Ogni anno, vicini al Natale, ci illudiamo che sarà un Natale più intimo e spirituale. Una delusione! Anche quest’anno la baraonda consumistica si ripete, secondo un copione già noto; sembriamo tutti tarantolati burattini, manovrati da un Burattinaio invisibile ma onnipotente: il Re dei consumi! Viene un senso di scoramento, perché abbiamo la sensazione che le parole cadano nel vuoto, meglio, in un clamore assordante. E’ come gettare un sasso nel mare in tempesta: nessuno se ne accorge, meno ancora il mare. Viviamo, infatti, in un mare che, in superficie, sembra gioiosamente tempestoso, vitalisticamente burrascoso, pieno di luccichii multicolori; la gente si sposta da un punto all’altro come le moltitudini bibliche, solo che non è mossa dalla necessità né dalla sopravvivenza e nemmeno dal desiderio di seguire la Voce divina o la Stella dell’Oriente. Viviamo in un mondo di plastica, di sceneggiature planetarie; storditi e catatonici, cerchiamo di sentirci felici solo se usciamo da un negozio (anzi, da più negozi!), sovraccarichi di pacchi e pacchettini. Quest’alienazione consumistica conduce all’alienazione religiosa. Sia chiaro: nulla contro i consumi, solo un richiamo ai veri valori del Natale e alle vere gioie della vita. Ci sono stati tempi in cui nelle case si consumava poco perché c’era poco da consumare. Eppure nelle famiglie c’era una gioia non fittizia; il Natale era un sentimento e non uno stordimento. Non c’è trasmissione in cui non si distribuiscano euro a piene mani; nessuno si vergogna dello spreco; scialacquare è diventato uno status symbol: “Dimmi quanto sprechi, e ti dirò chi sei”. A questo cosmico banchetto del consumismo naturalmente non partecipano i poveri!

Saper riconoscere l’Inaspettato

Partiamo da questa esperienza: immaginiamo un giorno di attendere una visita importante, e, correndo alla porta al suono del campanello, ci troviamo di fronte uno straccione. Una delusione! I casi saranno due: o lo mandiamo via, in fretta e in malo modo, perché l’aspettato non è lui; o lo trattiamo con più gentilezza del solito, ma sempre in fretta, perché attendiamo un altro. Anche a noi potrebbe capitare di aprire la porta, e di trovarci di fronte un Inaspettato, uno Sconosciuto. A Natale, almeno due equivoci possono ingannarci.

> Il primo è quello di puntare sulle gioie e non sulla Gioia. La parola “Natale” ha subito un crollo verticale semantico; come la parola “anima” significa anche il dischetto del bottone avvolto dalla stoffa, e come la parola “spirito” significa la parte volatile del vino, sicché “salvare l’anima” o “vivere secondo lo spirito” possono diventare espressioni umoristiche, così la parola “natale” significa per molti cristiani clientela, regali, vacanze, tredicesima, zampogne, settimana bianca … che sono certo significati reali ma estranei al Natale cristiano. Attenzione allora: le piccole gioie, che si hanno o meno, sono appena un piccolo segno della grande Gioia che Dio vuole donarci a Natale.

> Il secondo è quello di interpretare il Natale più come “commozione” che come “conversione”; commuoversi significa cedere tutto finché il cuore è intenerito, e tornare poi come prima appena finita la fibrillazione; convertirsi invece significa cambiare testa, scegliere i valori del Vangelo, mettere Dio al primo posto. Provate a radunare un po’ di adulti intorno a bambini felici, all’albero carico di doni: non è commovente? Provate a costruire un presepio, con le belle statuine della nostra infanzia, i laghetti e il carillon: non è commovente? Non dico che la commozione non sia buona; dico solo che la commozione può essere come la classica marmellata spalmata sul pane, che i bambini mangiano tutta, buttando poi il pane, che veramente li avrebbe nutriti. Commuoversi per convertirsi, sì; solo commuoversi non basta! Insomma, può bussare alla porta Uno che non stiamo attendendo, e tuttavia potrebbe essere l’Ospite giusto! Natale è vicino. Interroghiamoci se aspettiamo le gioie o la Gioia, se siamo capaci di riconoscere l’Inaspettato! BUONA VITA!

PROVERBI RIFLESSIVI

A Natale, freddo cordiale

Natale col sole, Pasqua col tizzone

Da San Martino (11 novembre) a Natale, ogni povero sta male

Se a mezzanotte di Natale la luna è piena, gran siccità

Se il Natale è verde la Pasqua sarà bianca

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi

 

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