Vangelo di Domenica 20 Giugno 2021

L’AFFIDAMENTO NELLE PAURE
Vangelo di Marco, 35-41

35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».


Ci sono alcuni eventi che si depositano nel patrimonio interiore personale e comunitario, locale e planetario, che possono continuare a comunicare a lungo a meno che si entri purtroppo in quella terribile mentalità della frantumazione e della dimenticanza di tutti e tutto, dell’emozione occasionale subito accantonata. Il Vangelo di questa domenica (Marco 4, 35-41) ci riporta direttamente all’evento del 27 marzo 2020 di Papa Francesco solo in piazza San Pietro, vuota, tra l’altro con la pioggia battente e la suggestione di piccole fiammelle accese e di qualche altra luce con le rifrazioni sul selciato bagnato. Quel luogo così carico di storia e di fascino considerato centro della cattolicità con le sue luminosità le sue ombre è apparso completamente denudato e spoglio e così accessibile a tutta l’umanità nelle sue diversità culturali e religiose. Un uomo solo senza nessun potere se non quello della fragile perché anch’essa nuda e per questo speciale, forza della fede che si fa preghiera dell’affidamento nella piena assunzione del dramma, del dolore, della paura, della ricerca di senso e di speranza di tutta l’umanità.

Papa Francesco legge e commenta il brano del Vangelo che racconta dei discepoli sulla barca sballottata dalle onde pieni di paura che si rivolgono a Gesù addormentato come se in quella situazione di grave pericolo la loro sorte non lo riguardasse. Svegliato esorta la loro disponibilità a credere, cioè ad affidarsi, a nutrire la fiducia perché è lì con loro nel momento del pericolo e della paura. Francesco dice che ci credevamo forti e sicuri in un mondo malato, che non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, di chi era in difficoltà, che possiamo salvarci solo insieme. La sua solitudine in piazza San Pietro è abitata da centinaia di milioni di persone di tutto il pianeta, un punto di luce nella drammaticità del dolore e delle paure del mondo. Le paure ci accompagnano come esperienza di fondo nella vita; non costituiscono di per sé un problema; la questione aperta è come convivere con le paure senza lasciarsi determinare da esse, ma cercando di elaborarle, di farle evolvere così da renderle sopportabili. La fede dell’affidamento non è una soluzione automatica alle paure, ma può diventare un contributo significativo alla convivenza con esse e ad una loro evoluzione positiva.
Affidarsi infatti significa confidare di essere accolti, compresi, incoraggiati dal Dio umanissimo di Gesù di Nazareth che si rende presente anche nella disponibilità, accoglienza e sostegno di qualche persona a noi vicina in modo umile, discreto e affidabile. Papa Francesco solo in piazza San Pietro ha riproposto l’immagine di come dovrebbe essere la Chiesa: nuda, spogliata da ogni struttura e sovrastruttura, da ogni potere e alleanza con i potenti, credibile per l’unica ricchezza che può mostrare con la fedeltà e la coerenza della testimonianza: cioè una fede fragile e forte, povera e profetica, umile e coraggiosa, soprattutto accogliente e vicina a ogni donna e uomo che soffre, geme, cerca speranza e affidamento.

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