Vangelo di Domenica 20 Marzo 2016

VANGELO (Lc 22,14- 23,56)
La passione del Signore.
+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
C Quando fu l’ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: + “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. C E ricevuto un calice, rese grazie e disse: + “Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finche non verrà il regno di Dio”.
Fate questo in memoria di me
C Poi preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: + “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. C E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: + “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi”.
Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». C Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.
Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: +«I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.
Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». C E Pietro gli disse: P «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». C Gli rispose: + «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
C Poi disse loro: + «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». C Risposero: P «Nulla». C Ed egli soggiunse: + «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». C Ed essi dissero: P «Signore, ecco qui due spade». C Ma egli disse: + «Basta!».
Entrato nella lotta, pregava più intensamente
C Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: + «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: + «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». C Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: + «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
C Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: + «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». C Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: P «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». C E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: + «Lasciate! Basta così!». C E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: + «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».
Uscito fuori, Pietro pianse amaramente
C Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: P «Anche questi era con lui». C Ma egli negò dicendo: P «O donna, non lo conosco!». C Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». C Ma Pietro rispose: P «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». C Ma Pietro disse: P «O uomo, non so quello che dici». C E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: P «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». C E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
Lo condussero davanti al loro sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: P «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». C Rispose loro: + «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». C Allora tutti dissero: P «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: + «Voi stessi dite che io lo sono». C E quelli dissero: P «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
C Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: P «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». C Pilato allora lo interrogò: P «Sei tu il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: + «Tu lo dici». C Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: P «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». C Ma essi insistevano dicendo: P «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». C Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: P «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». C Ma essi si misero a gridare tutti insieme: P «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». C Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: P «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». C Ed egli, per la terza volta, disse loro: P «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». C Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: + «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
C Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: + «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
C Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: P «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: P «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: P «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». C L’altro invece lo rimproverava dicendo: P «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». C E disse: P «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». C Gli rispose: + «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
C Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio,perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: + «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». C Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: P «Veramente quest’uomo era giusto». C Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

 

 

Domenica delle Palme (C) – 20 marzo 2016

 Passione di Criato. Passione dell’uomo!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

* Comincia, con la domenica delle Palme, la Settimana Santa, la Settimana Maggiore, che riassume una straordinaria storia di sofferenze ed amore, di agonia e gloria. Il testo fondamentale di questa storia è il racconto della Passione. Quando rileggo il lungo racconto della Passione, il libro mi si cancella di mano. Mi ritrovo nella chiesa della mia infanzia, ove mi pare di riascoltare la lettura del Passio a varie voci (Cristo, lo storico, la folla). Qualche volta io stesso ho partecipato a quelle letture. Era e rimane una lettura terribile e stupenda. Una volta la fece il mio professore di italiano, che non sapevo fosse religioso (e forse non lo era). Da allora gli volli bene come un padre e lo vidi quasi intrecciato alla storia della salvezza. In nessuna letteratura esiste sicuramente qualcosa che per densità, rapidità, drammaticità sia paragonabile al racconto della Passione. Quanto non devo alle emozioni di quella Passione, che si ripete ogni domenica delle Palme! Se ho mai scritto qualcosa di valido, il meglio l’ho imparato da quelle pagine di miserie e di nobiltà.

* La liturgia di questa domenica delle Palme è come un portale solenne che ci introduce nella Settimana santa. Centro della liturgia è la lettura della passione di Gesù secondo Luca, una narrazione che parla da sola, attraverso la forza degli eventi stessi. E’ difficile, impossibile, mostrare tutte le sfumature degli episodi e dei personaggi. E’ vero quanto ha scritto lo studioso tedesco Martin Kähler, secondo cui i vangeli sono la narrazione della passione con una estesa introduzione. Senza la morte e risurrezione, Gesù sarebbe al massimo un grande maestro di vita e di pensiero!

La passione e morte di Gesù sono il segno della sua reale umanità e della sua autentica fraternità con noi. Soffrire, morire, sono il segno della finitudine umana, sono la carta di identità della sua e nostra vita. Il Cristo non è un’idea o un mito o una meteora, ma una persona concreta, innervata nelle nostre coordinate spazio-temporali. Scrive Ferruccio Parazzoli nel suo romanzo: Non è una religione di fantasmi la nostra, non di anime spoglie e rilucenti, ma di corpi, questi nostri corpi così come sono, gloriosi e miserabili (Il giro del mondo).

* La Passione di Gesù ci scopre che il mondo vive nella violenza. E’ una scoperta spaventosa, che comunica un senso di impotenza; lo provano non sono solo i tragici fatti di cronaca, ma anche le esperienze quotidiane; la violenza è onnipresente; cambia nomi e forme, arriva a travestirsi di legalità, di ordine costituito. La passione del Signore è lo svelamento della violenza che coinvolge, in una medesima complicità, i potenti e le vittime dei potenti: i soldati che offendono Gesù sono vittime anch’essi dei potenti, sono dentro la loro ideologia; così anche la turba che chiede Barabba libero al posto di Gesù. Nessuno si illuda! Anche stare fermi o nascondersi è compiere violenza. Anche l’eremita vi contribuisce con la sua solitudine. Non si esce da questo mondo! Occorrono molti colpi di martello per configgere un chiodo; molti colpi di frusta per piagare una spalla; molte spine per formare una corona. E l’uomo fa parte di questa umanità che condanna l’Uomo! Non ha importanza che tu sia di quelli che colpiscono o di quelli che guardano.

* La quaresima finisce. Incomincia la passione di Cristo. Voi, che parte intendete prendere alla sua sofferenza? Il Vangelo non è una leggenda o una storia passata: è una profezia. Ci dice quanto è avvenuto, e ci predice quanto sempre avverrà. Come Dio tratta l’uomo, e come l’uomo maltratta Dio! Tutti noi siamo descritti nel Vangelo: siamo previsti e nominati, e basta che apriamo il Vangelo perché possiamo riconoscerci. Vediamo anzitutto i milioni di indifferenti, di vili, la silenziosa maggioranza di quelli che se ne lavano le mani, e che sono i veri responsabili, perché tante ingiustizie non si commetterebbero, se i “giusti” alzassero al loro voce: la tracotanza dei pochi poggia sulla indifferenza dei molti. Poi, migliaia di gente che sta in disparte; gente che nei momenti difficili, come l’apostolo Pietro, non conosce quell’Uomo. Tutta gente perbene, va in chiesa, partecipa alle processioni, si entusiasma per i miracoli, organizza gite turistico-culturali a Lourdes o a Fatima, ma quando c’è la croce e il sangue, quando non ci sono più miracoli, quando l’unico miracolo è la fedeltà a prova di croce, allora l’unico coraggio è quello della fuga. C’è anche qualche migliaio di carnefici; questi non mancano mai, e sono sempre gli stessi: il povero bruto con la sua frusta, lo scienziato con la sua scienza votata allo sterminio, il funzionario con il suo implacabile regolamento, lo sciocco con la sua morbosa curiosità, il medico con i suoi ferri abortivi, il generale con le sue medaglie sul petto e i cadaveri sulla coscienza. E’ la medesima vittima, dolorosa, infinitamente paziente ed amante, che volge a noi uno sguardo di tenerezza, di rimprovero, di attesa.

* Quante vittime sempre e sempre di più. Giusti sofferenti, innocenti perseguitati, milioni di orfani, di mutilati, di profughi, di bambini bruciati, di guerre fredde e calde, di scudi spaziali, di guerre stellari. Ma perché andare tanto lontano? Guardiamoci attorno, in casa nostra: non c’è nessuno che soffre, che piange, che ha fame? C’è tanta spazzatura umana, che aspetta di essere affettuosamente raccolta. Chi sarà per loro la Veronica o il Cireneo? Il tempo stringe, si distribuiscono le parti. Bisogna assolutamente scegliere. “Bisogna scommettere”, ci ricorda lo scienziato convertito B. Pascal! Chi sarà Giovanni, chi Pietro, chi Giuda? Che fortuna! Possiamo scegliere la nostra parte; possiamo essere quello che vogliamo; possiamo diventare nella immensa folla degli indifferenti il servo fedele, il cuore attento, il viso amoroso. Su, andiamo! Non è la fede che ci manca, è solo il coraggio. Non è possibile che Dio sia nuovamente colpito, tradito. Anche la prima volta non ci potevano credere, ma lo hanno fatto; la prima volta e tutte le altre volte si è sempre pensato che si trattasse di un altro: “Ho avuto fame, sete, e tu non mi hai aiutato!”. Abbiamo trascorso una vita intera nel cristianesimo, compiacendoci di pensare Gesù in trono sulle nubi del cielo; ed invece egli è stato sempre sulla terra, nascosto nel pane e nel vino, disprezzato nell’ultimo, misconosciuto nell’emarginato. Ecco, siamo forzati a decidere, con lui o contro di lui, a dichiarare il nostro nome, il nostro partito. Se in questa Pasqua riusciamo a compiere questo “salto” nel buio accecante della fede, conosceremo una vita nuova; per la prima volta saremo felici di soffrire, di condividere le sofferenze. Ci capiterà come a Simone di Cirene. In principio, stupito, umiliato di dover portare la croce, provava in sé ribellione e debolezza. Ma poi la sua attenzione si volse a quell’Uomo che gli camminava davanti, trascinandosi in silenzio, a quel Compagno di viaggio, il cui silenzio lo impressionava. Imparò ad osservare l’Altro, la sua instancabile pazienza, la sua prodigiosa capacità di soffrire e di perdonare. Sentì il fascino della sua forza e dolcezza avvolgerlo; sentì il bisogno di avvicinarlo, e se prima non aveva visto che la croce, alla fine non vide che Cristo, e fu felice di stare con lui, compagno di croce e di caduta. Questa è la nostra religione: sapere che niente dà tanta gioia come la sofferenza accettata per amore! Buona Vita!

*** *** ***

Un aiuto per vivere bene l’Anno della Misericordia

Spunti dalle Fonti Francescane (FF)

Premessa

Mi sia consentita una nota personale: molto conforto nella mia vita ho trovato leggendo la vita del ‘poverello di Assisi’, i suoi scritti e preghiere, il tutto racchiuso in quel prezioso scrigno che sono le Fonti Francescane (FF): un volume di ben 2365 pagine, che tengo a portata di mano accanto alla Sacra Scrittura. Questi articoli hanno un unico intento: trarre spunti sulla misericordia, per la nostra meditazione e preghiera, dalla vita e dagli scritti di san Francesco e dei suoi primi compagni.

Francesco sperimenta la misericordia di Dio mentre è ancora nel mondo

Racconta la Leggenda dei tre Compagni (FF 1410):

Mentre un giorno Francesco implorava con più ardente fervore la misericordia di Dio, il Signore gli fece capire che di lì a poco gli sarebbe stato detto che cosa dovesse fare. Da quell’istante fu

tanto ricolmo di gioia che non si sapeva tenere dal manifestare alla gente, anche senza volerlo, qualche sentore del suo segreto. Ne parlava tuttavia con riserbo. Di lì a poco, ubbidendo all’invito del Signore, compie uno dei primi gesti frutto della ‘nuova vita: ripara la chiesetta di san Damiano.

Scriverà nella Regola non bollata (FF 69):

Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forse, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e le volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti e ci salverà per sua sola misericordia; lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.

L’amore ai lebbrosi tra i primi passi della ‘nuova vita’

Scrive san Francesco nel Testamento (FF 110):

Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo.

“Il Signore preferisce la misericordia al sacrificio”

La Leggenda Perugina (o Compilazione di Assisi), racconta (FF 1568):

Un tempo, nei primordi, quando cioè il beato Francesco cominciò ad avere dei fratelli, dimorava con essi presso Rivotorto. Una volta, sulla mezzanotte, mentre tutti riposavano sui loro letticcioli, uno dei frati gridò all’improvviso: ‘Muoio, muoio!’. Tutti gli altri si svegliarono stupefatti e atterriti. Il beato Francesco si alzò e disse: ‘Levatevi, fratelli, e accendete il lume’. Acceso il lume, disse il beato Francesco: ‘Chi è quello che ha gridato: Muoio?’. Il frate rispose: ‘Sono io’. E disse a lui il beato Francesco: ‘Che hai, fratello? di che cosa muori?’. E lui: ‘Muoio di fame’. Il beato Francesco, da uomo pieno di carità e discrezione, affinché quel fratello non si vergognasse a mangiare da solo, fece subito preparare la mensa, e tutti si posero a mangiare insieme con lui … Dopo la refezione il beato Francesco disse a tutti gli altri frati: ‘Fratelli miei, io dico così a voi: che ognuno tenga conto della propria condizione fisica (…). E concluse: ‘Come ci dobbiamo trattenere dal soverchio mangiare, nocivo al corpo e all’anima, così, e anche di più, dall’eccessiva astinenza, poiché il Signore preferisce la misericordia al sacrificio.

Amore filiale alla Madre della Misericordia

San Bonaventura così scrive, nella Leggenda Maggiore (FF 1165) riguardo all’amore di san Francesco verso la Madre di Dio:

Circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia. In lei principalmente, dopo che in Cristo, riponeva la sua fiducia, e perciò la costituì avvocata sua e dei suoi. In suo onore digiunava con grande devozione dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo fino alla festa dell’Assunzione.

Un brano dall’ “Anonimo Perugino” (FF1508)

Santo Francesco, ormai pieno della grazia dello Spirito Santo, preannunciò quanto sarebbe avvenuto ai suoi amici. E chiamati a sé questi sei frati che aveva, nella selva che circondava la chiesa di S. Maria della Porziuncola, disse loro:’Carissimi fratelli, consideriamo la nostra vocazione. Dio misericordioso non ci ha chiamato solo per noi stessi, ma anche per l’utilità e la salvezza di molti. Andiamo dunque per il mondo, esortando e ammaestrando uomini e donne con la parola e con l’esempio, affinché facciano penitenza dei loro peccati e si ricordino dei comandamenti del Signore, che da lungo tempo hanno gettato in dimenticanza.

La misericordia di Dio fonte di gioia spirituale

La già citata Leggenda Perugina si conclude con questo brano delizioso (FF 1676):

Dal momento della conversione fino al giorno della morte il beato Francesco trattò molto duramente il suo corpo; eppure ebbe sempre questo sommo e precipuo impegno: la costante sollecitudine di possedere, interiormente ed esteriormente, e conservare in se stesso la letizia dello spirito (…). Una volta, infatti, egli rimproverò uno dei compagni che aveva un’aria triste e una faccia mesta e gli disse: ‘Perché mostri così la tristezza e il dolore dei tuoi peccati? Trattane tra te e Dio e pregalo che nella sua misericordia ti restituisca la gioia della salvezza. Ma alla presenza mia e degli altri procura di essere sempre lieto. Non conviene che il servo di Dio si mostri depresso e con la faccia dolente al suo fratello o ad altra persona. So che i demoni sono invidiosi di me per i benefici che il Signore mi ha elargito per la sua misericordia. E siccome non possono danneggiare me, si sforzano di insidiarmi e nuocermi attraverso i miei compagni. Se poi non riescono a colpire né me né i miei compagni, allora si ritirano scornati. Anzi, se talvolta mi sento tentato o accidioso, mi basta guardare la letizia di un mio compagno per riavermi dalla tentazione e dalla svogliatezza e riconquistare la letizia interiore.

Dalla parafrasi del ‘Padre nostro’ (FF 266 e 272)

San Francesco ci ha lasciato anche un bel commento al Padre nostro, che in realtà non è un vero e proprio commento, ma un Padre nostro ampliato, meditato, pregato punto per punto per fare memoria dei doni di Dio e per attendere operosamente le realtà future. Riporto solo l’inizio, collegandolo al punto relativo alla misericordia di Dio, definita da S. Francesco ‘ineffabile’:

O santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro … rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.

Lodi di Dio Altissimo, “onnipotente e misericordioso” (FF 261)

E’ senza dubbio una delle preghiere più belle di S. Francesco, ricca di contenuto teologico e afflato mistico:

Tu sei santo, Signore solo Dio, che compi meraviglie.

Tu sei forte, Tu sei grande, tu sei altissimo,

Tu sei onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra,

Tu sei trino e uno, Signore Dio degli dei,

Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, Signore Dio vivo e vero.

Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza, Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,

Tu sei bellezza, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.

Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza,

Tu sei giustizia e temperanza, Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza.

Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine, Tu sei protettore,

Tu sei custode e difensore, Tu sei fortezza, Tu sei rifugio.

Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità,

Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna,

grande e ammirabile Signore,

Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

La benedizione di S. Francesco a frate Leone e a tutti noi (FF 262)

Ecco la semplice e dolcissima benedizione a frate Leone:

Il Signore ti benedica e ti custodisca;

mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.

Rivolga il suo volto verso di te e ti dia pace.

Il Signore benedica te, frate Leone.

Altre tre belle preghiere di san Francesco:

Saluto alla Madonna, ‘vergine fatta Chiesa’ (FF 259-260)

Ave, Signora, santa regina, santa genitrice di Dio, Maria,

che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre celeste,

che ti ha consacrata insieme con il santissimo suo Figlio diletto

e con lo Spirito Santo Paraclito:

tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.

Ave, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa.

Ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre.

E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo

venite infuse nei cuori dei fedeli, perché da infedeli fedeli a Dio li rendiate.

Davanti al Crocifisso di San Damiano (FF 276)

Altissimo, glorioso Dio, / illumina le tenebre de lo core mio.

E damme fede dritta, / speranza certa e caritade perfetta,

sènno e cognoscimento, Signore,

che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.

Preghiera “Absorbeat” (FF 277)

Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore

la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,

perché io muoia per amore dell’amor tuo,

come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mi

 

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