Vangelo di Domenica 28 Febbraio 2021 a cura di Don Franco Galeone.

28 febbraio 2021/Seconda Domenica di Quaresima TO (B)

Gesù, trasfigurato e sfigurato!

Prima lettura: Il sacrificio del nostro padre Abramo (Gn 22,1). Seconda

lettura: Dio non ha risparmiato il proprio Figlio (Rm 8,31). Terza lettura: Gesù si trasfigurò davanti a loro (Mc 9,2).

1) Nella Bibbia, ma anche nella letteratura, l’itinerario di purificazione dell’uomo viene spesso rappresentato attraverso l’impegno (reale o simbolico) di affrontare una scalata, una salita: il Purgatorio di Dante è una difficile montagna. Petrarca descrive il suo passaggio dalla prigionia delle passioni alla libertà dello spirito, nella lettera al fratello Gherardo, come una scalata al Mont Ventoux. Morte e vita, penitenza e rigenerazione, quaresima e pasqua, purgatorio e paradiso, luce e tenebra, peccato e grazia … sono gli speculari binomi su cui si fonda la vita cristiana. Continuiamo il nostro percorso quaresimale, ma con

attenzione oggi alla trasfigurazione di Gesù, un’anticipazione della sua Pasqua. È come una sosta per sapere dove vogliamo arrivare, per riprendere forza e speranza.

Prima lettura: “Prendi tuo figlio e sacrificalo!”

2) Com’è possibile che Dio abbia chiesto ad un padre di sacrificargli il proprio figlio? Va precisato, anzitutto, che l’espressioni Dio disse … Dio parlò … non vanno intese alla lettera. Il Signore non ha mai fatto udire, in modo sensibile, la sua voce. Questo non significa che Dio non abbia realmente parlato! Ma lo fa in maniera indiretta: parla attraverso il creato, i profeti, la coscienza, che è l’organo della fonazione divina. La lettura, di oggi, non presenta una richiesta di Dio ad Abramo ma un’idea erronea sorta nella mente del patriarca riguardo alla volontà del Signore. Per noi è immorale (ed illegale!) che un padre possa sacrificare suo figlio a Dio. Ma, in quei tempi, era una consuetudine diffusa. Quando i Moabiti si trovavano in situazioni disperate,

sacrificavano al dio Chemosh i loro primogeniti (2Re 3,26); anche gli Ammoniti offrivano i loro figli al dio Molok (Lv 18,21); lo stesso fecero i re ebrei Achaz (2Re 16,3) e Manasse (2Re 21,6). La valle della Geenna fu maledetta proprio perché in quel luogo erano stati immolati dei bambini (2Re 23,10). Poi, educati dai profeti, gli ebrei abbandonarono presto i sacrifici umani (Mi 6,7). Forse, in occasione di una calamità, un profeta o un sacerdote suggerì ad Abramo di immolare il figlio Isacco. Vediamo ora di comprendere il messaggio del racconto, sul quale il filosofo danese S. Kierkegaard ha scritto pagine drammatiche:

> il primo è che il Dio d’Israele ripudia, come un crimine abominevole, il sacrificio dei bambini. Infatti l’angelo di Dio ferma la mano di Abramo (Gn 22,12: וַיֹּ֗ אמֶר אַל־תִּשְׁלַַ֤ח ידְָֽׁךָ֙ אֶל־הַנַַּ֔עַר ) e fa capire che è il Dio amante della vita (Sap 11,26), colui che dà a tutti la vita (At 17,25), che non vuole la morte di nessuno (Ez 18,32);

> il messaggio centrale è, però, un altro: è la fedeltà di Abramo a Dio (Gn 22,12: י דַֹּ֗עְׁתִּי כי־יְׁ רַ֤א אֱלֹהִּיםָ֙ אַַּ֔ תה ). Come Abramo, anche il credente ascolterà le promesse di gioia, ma anche le delusioni e i sacrifici. Il racconto si chiude con un nuovo, solenne richiamo alle promesse del

Signore (Gn 22,15). Come lui, il vero credente si fida del Signore, si affida al Signore, confida nel Signore, anche a dispetto delle apparenze.

La trasfigurazione: un anticipo della Pasqua!

3) Quando s’intraprende un cammino, occorre sapere bene dove si vuole arrivare e cosa ci aspetta. Ecco la pedagogia della chiesa: dopo averci invitati a entrare nel deserto, a seguire Cristo in una sequela non facile anche se felice, ci propone la risurrezione, e un suo anticipo

nella trasfigurazione. Ma attenzione a come decifrare e decodificare questo episodio in codice! Occorre diventare adulti nella fede. Non dobbiamo insegnare una religione che seduce a 10 anni, e rende atei a 16. Per esprimere l’intensità di un episodio, gli antichi ricorrevano al

‘meraviglioso’. In una lettura infantile, è Cristo a cambiare; ma la trasfigurazione non è uno spettacolo di sacra magia, è un’esigenza per ogni cristiano. Anche noi, forse, abbiamo incontrato persone che emanavano bontà, cultura, pace … e ce ne siamo difesi accusandole e

criticandole. Ricordate il curato di campagna, di Bernanos: il curato è innocente, ma i suoi parrocchiani inventano che è ubriaco, che corre dietro alle ragazzine, che è pazzo … perché se avessero accettato quel parroco santo, avrebbero dovuto cambiare vita!

Attualizzare e interiorizzare

4) È importante ‘attualizzare’ e ‘interiorizzare’: quello che leggiamo nel vangelo si ripete qui oggi e interpella la mia coscienza. Cristo dialogava con le Scritture, pregava sempre il Padre. Gli apostoli, durante un ritiro, si sono uniti a lui, ne sono rimasti felicemente contagiati. Gli apostoli, come noi, ‘conoscevano’ tutto di Cristo ma non lo ‘riconoscevano’ come Dio. Da tre anni ascoltavano prediche ma senza nessuna trasformazione. È il rischio di tutte le religioni e

di tutti i credenti! Tutti possiamo avere le nostre rinascite, annunciazioni, visitazioni, trasfigurazioni … Ma occorre avere una fede adulta! Quella di Cristo è anticipazione, primizia, profezia. Il nostro corpo è simile all’erba che germoglia; ma le fragilità sono destinate ad esser e trasfigurate, come intuiva anche Tagore: “Signore, possano i legami sciogliersi, venire a Te, senza paura, e conoscere il Grande Ignoto finalmente svelato!”. Nell’attesa, dobbiamo continuare a resistere. Proprio come ci suggerisce D. Bonhoeffer, il pastore evangelico e

teologo morto impiccato nel lager di Flossenbürg, nella sua preghiera-poesia: “Fratelli, finché non giunge, dopo la lunga notte, il nostro giorno, resistiamo!”.

Alla fine, sarà luce!

5) Quest’episodio imbarazza gli studiosi, che discutono sulla vera natura del racconto dell’evangelista Marco: allucinazione, suggestione, visione del tipo di Bernadette Soubirous o di Giovanna d’Arco, leggenda, racconto mitico? Non è questa la sede per approfondire le varie ipotesi. Trasfigurazione, in greco si dice ‘metamorfosi’. È facile la tentazione di paragonare il racconto evangelico ai miti della Grecia. Pensiamo, per esempio, alle Metamorfosi del poeta latino Ovidio. In realtà, la trasfigurazione di Cristo è molto più vicina alle gloriose teofanie dell’Antico Testamento. Se nelle metamorfosi greco-romane gli dèi si trasformano in uomini per avventure più o meno galanti, nel vangelo, invece, è un uomo che si trasforma in Dio. Si tratta di pochi secondi, come un lampo e poi la notte, la lunga notte della vita. Ritorna subito il rischio della fede, la lunga quaresima della ricerca: “Guardandosi attorno, non videro nessuno” (Mc 9,8). Gesù torna ad essere un uomo come tutti gli altri, peggio, in cammino verso il calvario. Ma

una piccola luce si è accesa nel cuore dell’uomo, che non elimina la notte, ma consente di credere all’esistenza della luce, di continuare a cercare fino all’esplosione della luce pasquale: “Ora conosciamo in modo imperfetto, ma allora conosceremo perfettamente” (Cor 13,12). Poco o nulla sappiamo dell’aldilà, della vita che ci attende dopo la morte. Quanti si sono sforzati di descriverla, l’hanno immaginata nelle forme più o meno originali, fantasiose, spesso anche di cattivo gusto. Pensate come vivremmo più sereni se la morte fosse chiamata viaggio, rinascita, sonno, ritorno a Dio, riposo dopo la fatica, incontro con le persone amate … e invece la ‘maleeducazione’ religiosa ci ha rovinato la vita con quelle immagini macabre del teschio, della falce, del diavolo, dell’inferno, del peccato, del Dio-giudice! Perché non privilegiamo, nel nostro insegnamento, le immagini positive, i messaggi luminosi, le tenerezze di Dio? Cosa ci attende alla fine? Un mondo nuovo tutto di luce. Lo hanno intuito i mistici e i poeti, tutti i grandi pensatori: da Goethe, che sul letto di morte invocava più luce, ad Aldo Moro che, prima di essere ucciso, emetteva un grande atto di fede, pur nelle tenebre della prigionia.

Ascoltatelo!

6) Le parole di Gesù sono contenute nel vangelo, e queste possono essere interpretate in modi diversi; esiste una letteratura sconfinata di interpretazioni, non tutte ortodosse. Il magistero della chiesa ci assicura se un’interpretazione è vera o falsa: “Chi ascolta voi ascolta me!”. È utile sapere anche dove Gesù non parla. Egli non parla attraverso maghi o indovini o spiritisti o occultisti … È molto precisa la parola di Dio a riguardo: Non si trovi in mezzo a te chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa

queste cose è in abominio al Signore!” (Dt 18,10). I pagani, per capire la volontà degli dèi, consultavano gli astri, le viscere degli animali, il volo degli uccelli … Con quell’imperativo di Dio: Ascoltatelo!’, tutto questo è finito. In Cristo abbiamo la riposta. Ma quei riti pagani sono

sempre di moda; quando diminuisce la fede, aumenta la superstizione; quando si addormenta la ragione, la vita si popola di fantasmi; in sociologia esiste questa legge: più si svuota il centro, e più si riempie la periferia. Prendiamo un giornale, ascoltiamo la radio, vediamo la televisione ed ecco l’immancabile oroscopo! Negli adulti tutto ciò può essere solo curiosità o passatempo; ma i giovani possono pensare che il successo nella vita non dipende dallo studio e dal lavoro ma dagli ‘astri’; peggio, che la responsabilità non è mai personale, ma delle ‘stelle’, come pensava Don Ferrante, di manzoniana memoria. Ma Gesù non parla neppure in tutte quelle rivelazioni private, apparizioni miracolose, messaggi apocalittici, madonne che piangono … Non che Gesù o la Madonna non possano parlare: è avvenuto in passato e avverrà in futuro. Ma occorre essere prudenti, perché tante volte non si tratta di Gesù ma di qualche psicopatico, peggio, di qualche lestofante, che specula sulla buona fede dei semplici. Buona Vita!

A cura del Gruppo biblico השּׁרשים הקּדשים Le Sante Radici Per contatti: francescogaleone@libero.it

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