VANGELO DI DOMENICA 3 OTTOBRE 2021

FRANCESCO DI ASSISI: L’UOMO PLANETARIO
Vangelo di Matteo 11,25-30

25 In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. 28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
L’anticipo a oggi domenica 3 ottobre del Vangelo di domani 4 ottobre non è strumentale ma è per poter condividere qualche piccola, umile riflessione sul santo planetario Francesco di Assisi di cui domani appunto ricorre la memoria, molto diffusa e presente al di là della data cronologica (Vangelo 11,25-30). Francesco di Assisi esprime l’uomo nuovo: Seppure vissuto tanti secoli fa ci precede nella visione e costruzione di una nuova umanità e di una Chiesa del Vangelo. Figlio di un ricco commerciante di stoffe si accorge che quella ricchezza si basa sullo sfruttamento di donne e uomini ridotti a schiavitù e per constatazione, intuizione, dono, rivelazione di Dio, come il Vangelo dice, si spoglia e da vivace animatore delle spensierate scorribande con i giovani di Assisi si trasforma nell’uomo che tende la mano per la questua per poter vivere, vestito di grezza povertà. Un cambiamento clamoroso che sollecita continuamente ad un radicale cambiamento della ingiustizia strutturale del mondo che continuamente provoca i privilegi di pochi e l’impoverimento di gran parte. Francesco continua a insegnare la semplicità, la sobrietà, la semplice convivialità come messaggio dirompente che va dalla produzione al consumo. Dato l’intreccio del tutto e di tutti, intimamente legata a questa dimensione c’è l’altra fondamentale del rapporto con le persone a cominciare da quelle escluse e abbandonate a motivo della loro condizione. Dentro alle mura della città di Assisi certo non c’erano i lebbrosi. Francesco li incontra quando esce dalla protezione costruita della città; all’inizio ne prova disgusto e poi un processo di avvicinamento lo porta a incontrarli e abbracciarli. In quel momento, guardando la vita e il mondo con i loro occhi Francesco guarda se stesso e tutto quello che lo circonda in modo nuovo. Così per noi oggi: la nostra considerazione sulle persone e sulla realtà dipende dal nostro sguardo; se unito a quello delle persone ammalate, tribolate, affaticate, ai margini certamente è uno sguardo diverso che sollecita all’attenzione, all’accoglienza, alla premura e alla cura. L’esperienza della guerra che Francesco ha vissuto lo sollecita ad elaborare la liberazione dal nemico, a praticare la nonviolenza che diventa attenzione e desiderio di incontro e dialogo.

Così mentre i cristiani marciano nella crociata, lui Francesco a mani nude guidato dal Vangelo incontra il sultano e dialoga con lui. Si può dire che in quel momento alla guida della Chiesa non c’è il papa crociato, ma l’uomo di Assisi. Il Cantico delle creature è la profezia sul mondo con una attualità sconcertante, commovente e provocatoria sull’ urgente impegno di custodia e cura dell’ambiente vitale. L’uomo non padrone, non utilizzatore, non usurpatore ma invece nell’unico grande tutto di cui è parte colui che contempla e dialoga con ogni creatura, che prende a cuore, di cui si prende cura con attenzione e impegno indispensabili coinvolti nell’ interdipendenza planetaria.

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