Vangelo di Domenica 6 ottobre 2019

DOMENICA 6 Ottobre 2019 Vangelo 17, 5-10
06/10/2019
DOMENICA 6 OTTOBRE 2019
La fede che può spostare gli alberi e le montagne
Vangelo di Luca 17, 5-10

Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: «Vieni subito e mettiti a tavola»? Non gli dirà piuttosto: «Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu»? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

Il Vangelo di questa domenica (Luca 17, 5-10) sollecita la nostra riflessione sulla fede: come la viviamo, con quali ricchezze, dubbi, sostegno e conforto. Gli apostoli dicono al Signore: «Accresci in noi la fede!»; è una preghiera che esprime confidenza, fiducia e insieme senso del limite, della fragilità. Il Signore risponde: «Se aveste almeno una fede piccola come un granello di senape, voi potreste dire a questa pianta di gelso: “Togliti via da questo terreno e vai a piantarti nel mare!” Ebbene, se aveste fede, quell’albero farebbe come avete detto voi».
La fede non è misurabile con il criterio di quantità, perché riguarda il coinvolgimento profondo, la sensibilità, l’orientamento della vita. Anche una fede “piccola”, convinta e profonda sospinge e sostiene in situazioni apparentemente impossibili. Sono tanti gli esempi di donne, uomini e comunità che confermano questo sentire.
Lunedì 16 settembre l’Università degli Studi di Udine ha conferito al padre gesuita austriaco Georg Sporschill la laurea honoris causa in Scienze della formazione primaria per le sue originali metodologie educative in contesti socialmente drammatici. L’Università ha deciso di vivere questo momento così significativo al Centro Balducci di Zugliano.
Laureato in teologia, pedagogia e psicologia padre Georg afferma che la sua università è stata e continua ad essere la strada: prima i quartieri difficili di Vienna, poi le fogne di Bucarest dove trovavano rifugio migliaia di ragazze e ragazzi usciti dagli orribili orfanotrofi della Romania di Ceausescu, successivamente i villaggi del popolo rom emarginato in Transilvania. Non si tratta di università contrapposte bensì di una che richiama l’altra, la necessità una dell’altra.
Padre Georg si è inserito, si è incarnato, ha pienamente condiviso situazioni estreme, è stato educato -come lui dice – a vincere resistenze, paure, apparenti e consolidate impossibilità; e nella reciprocità ha educato nel senso letterale, pregnante di e-ducere, tirar fuori le possibilità e dimensioni interiori, inedite delle persone, inesistenti secondo una lettura esteriore stabilita dai criteri della mentalità dominante che vorrebbe mantenere e difendere il sistema presente.
Ad esempio la musica è stata ed è espressività, terapia, arte, ricchezza per tutti. Un segno straordinario è stato dato durante l’evento da un gruppo di ragazze e ragazzi nomadi con i loro strumenti, i canti e le danze. Padre Georg è un profeta del Vangelo vissuto con dedizione, fedeltà e coerenza nelle situazioni estreme, segno di luce per l’umanità. Un profeta che comunica l’attenzione ad ogni persona a cominciare da quelle più scartate e disprezzate.
Ci racconta che la domenica di Cristo Re del 1978 era in attesa di conoscere quale sarebbe stato il brano del Vangelo in quello che era il giorno della sua consacrazione sacerdotale. Era il capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli: affamati, assetati, nudi, malati, carcerati, forestieri lo avete fatto a me. Allora non sapevo che quello sarebbe diventato il programma della mia vita”. È diventata la sua vita.
Padre Georg dà ragione ogni giorno della sua fede e della sua speranza. A ciascuna e ciascuno di noi, anche sul suo esempio è richiesta la coerenza della fede.

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